Dopo tre giorni di silenzio “tombale” dalla vicenda dell’audio clamoroso sulla sentenza Mediatrade, Silvio Berlusconi rompe gli indugi e in una intervista al Tg2 Post (e poi una oggi anche a Repubblica) traccia il suo primo commento ufficiale sul presunto “plotone di esecuzione” che la Cassazione avrebbe schierato condannandolo a 4 anni per frode fiscale. «Nel mio caso si fece un torto alla democrazia rappresentativa», spiega il leader di Forza Italia che ha gradito l’intervento “in difesa” del suo rivale Matteo Renzi, auspicando che presto si possa rimanere insieme al Governo «Penso che qualcuno dell’attuale maggioranza voterà con il centrodestra». Ma al di là delle prospettive nell’immediato futuro tra Governo e maggioranze, è inevitabile un giudizio su quanto emerso nel possibile retroscena alla sua condanna nel 2013, che di fatto diede il “la” all’inizio del declino politico di Forza Italia.



«L’Europa deve sapere che in Italia, grande democrazia dell’Occidente, Paese fondatore dell’Europa, avvengono macroscopiche violazione delle regole del diritto. Svolgo un ruolo internazionale nell’interesse dell’Italia, si può immaginare facilmente il danno alla mia immagine anche in Europa da quella sentenza ingiusta. Per essere obiettivo, quasi nessuno tra i capo di governo e leader politici ha preso sul serio la mia condanna: chi mi conosce bene sa che no è credibile», spiega ancora Berlusconi al Tg2 Post annunciando il ricorso già presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo «che cancellerà sicuramente la sentenza contro cui abbiamo fatto ricorso».



BERLUSCONI “DA ESPOSITO NON MI ASPETTO NULLA”

Dopo aver preso atto con soddisfazione che una parte del Governo Conte voglia andare fino in fondo alla presunta violazione delle regole democratiche sul caso Mediatrade, Berlusconi lascia un doppio importante commento sui due giudici protagonisti di questa intricata vicenda. «Il giudice Amedeo Franco (relatore della Cassazione per il caso Mediatrade, quello che si sente parlare nell’audio rivelato da il Riformista, ndr) voleva liberarsi la coscienza da un peso che non sopportava più». Da tempo Franco aveva chiesto di paralre con Berlusconi ma lui al principio si era rifiutato, «perché troppo amareggiato per quello che avevo subito. Non volevo più sentir parlare di giudici, di processi, avevo la tentazione di lasciare tutto e di andarmene all’estero, magari per tornare a costruire ospedali nel terzo mondo, come avevo cominciato a fare col mio amico don Verzé. Sono stati i miei collaboratori e i miei avvocati a convincermi che avevamo il dovere di capire cosa fosse successo davvero».



Ma dopo l’incontro, affrontato quasi malavoglia dall’ex Premier, la svolta con quelle parole che oggi 7 anni dopo sono emerse pubblicamente: «il giudice Franco mi fece un’impressione notevole. Quella di un uomo davvero tormentato da ciò che aveva dovuto fare contro la sua volontà. Fino al punto che diedi disposizione di non rendere pubbliche le sue affermazioni, pronunciate davanti a molti testimoni chiedendo di mantenerle riservate. Benché le avessimo quasi nell’immediatezza comunicate in via riservata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questo per non far subire delle spiacevoli conseguenze nell’ambito giudiziario ad un galantuomo che aveva deciso di liberarsi del rimorso che lo opprimeva confidandosi con me». E sul giudice Esposito invece che quella sentenza la pronunciò contro Berlusconi? «Posso solo dire che non me ne meraviglio. E’ stato proprio lui assolutamente dentro tutta l’operazione e non può che cercare di smentire la realtà dell’accaduto. Da lui non ci si può certo attendere una crisi di coscienza».