Il filosofo e giornalista francese Bernard-Henri Levy ha espresso la propria posizione, polemica, in merito alla gestione dell’epidemia di coronavirus. Il 72enne, che in questi mesi di pandemia ha pubblicato diversi articoli su La Stampa e Repubblica, ha parlato così a Il Venerdì: «Sono stato raggelato dall’epidemia di paura. Per la prima volta l’umanità intera ha avuto paura della stessa cosa, nello stesso momento. Possiamo morire di Covid, ma anche di fame, di miseria, di disperazione, di solitudine e di tutte le altre malattie più antiche che gli ospedali non hanno piu avuto tempo di curare». Levy ha scritto un libro, “Il virus che rende folli (La Nave di Teseo)”, che è già un bestseller in Francia: «Vorrei che questa fosse anche l’ultima paura mondiale – spiega – so che i virus torneranno, il Covid o un altro, perchè fanno parte della storia dell’umanità. Ho scritto questo libro in modo da essere più preparati la prossima volta. Parlo di preparazione intellettuale e morale. Spero che la prossima volta saremo capaci di reagire con meno isteria, più sangue freddo».



BERNARD-HENRI LEVY: “SORPRESO DAL LOCKDOWN DEGLI ITALIANI”

Il filosofo è rimasto sorpreso dalla reazione composta degli italiani quando è stato deciso il lockdown: «Sono rimasto sorpreso. Gli italiani ne hanno passate tante: le Brigate Rosse, gli attacchi della mafia… Tanto orrore quotidiano che non ha mai impedito di uscire, continuare la vita. Questa volta gli italiani sono stati docili. Hanno accettato di restare a casa senza fare storie ne sgarrare. E come se fosse nato un nuovo patto sociale: scambiamo la nostra libertà per la massima sicurezza sanitaria». Levy è convinto che la salute non sia il vero scopo della vita, ma è altrove: «L’amore dell’altro. L’amore tout court. Il pensiero. Cambiare il mondo». Il 72enne transalpino ne ha anche per i medici, soprattutto quelli apparsi in tv in questi ultimi mesi: «Mi infastidiscono i chiacchieroni, e rendo omaggio a coloro che hanno prodigato le cure. Le infermiere e gli infermieri che facevano il loro lavoro negli ospedali erano ammirevoli. I medici che hanno invaso le televisioni e giocato a fare gli oracoli avrebbero fatto meglio ad astenersi». Secondo Levy è importante salvare le vite, ma lo è ancora di più la libertà: «Io continuo a dirle che salvare vite e bene. Ma la vita libera e ancora meglio. Ci deve essere un modo per combattere una pandemia senza cadere nella trappola dello stato di sorveglianza sanitaria».

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