Annamaria Bernardini De Pace commenta il divorzio lampo

L’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, esperta di diritto familiare e divorzialista di alcuni personaggi noti (tra cui Francesco Totti e Ilary Blasi), ha recentemente commentato la riforma del divorzio lampo. Ampiamente anticipata dal governo, la riforma prevederà un iter più breve e rapido per firmare le carte del divorzi, sulla carta consentendo una minore sofferenza per la coppia, o anche che si sfoci in episodi violenti tra partner che stanno aspettando la separazione.



Secondo Annamaria Bernardini De Pace, però, la riforma del divorzio lampo non è veramente attuabile perché “hanno fatto un disastro“, commenta a La Nazione. Chi l’ha redatta, secondo l’avvocata, “ignora cosa succede nei tribunali e negli studi legali”, mentre il nodo principale è rappresentato dai giudici che “non decideranno mai entro tre mesi”. Inoltre, spiega ancora, il termine di tre mesi non è perentorio, “quindi i tempi possono non essere rispettati” senza ripercussioni concrete. Il divorzio lampo, insomma, secondo Bernardini De Pace “è un’illusione, immediato solo sulla carta” e nell’effettivo la riforma “complica tutto e mi sembra francamente assurda”.



Bernardini De Pace: “I Giudici non decideranno in tempo”

Insomma, all’avvocata Bernardini De Pace non piace proprio la riforma sul divorzio lampoparcelle aumentano. E magari (..) la gente ci penserà due volte”.

L’assurdo secondo Annamaria Bernardini De Pace dietro alla riforma del divorzio lampo è che “i processi che durano in media 3 anni dovrebbero restringersi a metà della metà. Non è possibile. Per come funzionano i tribunali, con tutti i problemi tecnici di cancelleria”. Inoltre, “siamo 60 milioni con 10mila giudici, troppo pochi” e che finiranno secondo Bernardini De Pace per “decidere con i loro tempi, escludo che si mettano a leggere in un lampo cinque atti più gli estratti conto e le dichiarazioni dei redditi. Già oggi non ne leggono nemmeno una, hanno troppo da fare”. Alcune cose, però, le salverebbe, come per esempio “che il tribunale competente diventa quello della residenza dei figli”, oppure “che l’ascolto del minore debba essere fatto dal giudice e non dallo psicologo o dai servizi sociali”.