Non è importante solo negoziare per mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina, ma anche rispettare i trattati. Lo evidenzia Pier Luigi Bersani a DiMartedì, tirando in ballo l’Alto Adige in Italia come esempio. “Questa situazione è frutto di un trattato internazionale. Se non rispettassimo i diritti degli italiani di lingua tedesca, l’Austria potrebbe dire la sua…”, dichiara l’ex segretario del Pd, ora deputato di LeU. “Poi ci sono situazioni ambigue ancora, ma che hanno garantito la pace per 10-20 anni – ha proseguito –. Ne hanno inventate di tutte. Se l’intenzione è fermare la guerra, non ammazzar più la gente. Ci possono essere altri tipi di pressioni”.



Il suo tentativo è quello di riportare al centro del dibattito i negoziati. “Noi abbiamo detto tutti quanti che c’è un aggressore, si chiama Russia, e c’è un aggredito, si chiama Ucraina. Questo aggredito ha deciso di resistere, non è che lo abbiamo deciso noi, l’hanno deciso loro di resistere. Giustamente gli abbiamo dato una mano, con le sanzioni, con aiuti umanitari, con dei rifornimenti militari. Strada facendo, si sta perdendo il perché facciamo questo”. Il motivo, cioè lo scopo, quindi per Bersani è favorire l’Ucraina nei negoziati.



BERSANI VS EUROPA: “NON LAVORA PER NEGOZIATO…”

Dunque, aiutare militarmente l’Ucraina serve a metterla nelle condizioni di negoziare con la Russia, “di avere un cessate il fuoco, un compromesso”. Un compromesso che consenta di intravedere un futuro in cui Europa e Russia possano “ragionare in una chiave di sicurezza reciproca e di coesistenza”. Ma col passare del tempo la piega è diversa: “L’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha detto che le guerre sono sempre finite con vincitori e vinti sul campo. Ma stiamo scherzando? Io ho votato per l’aiuto militare all’Ucraina, ma voglio sentire che l’Europa lavora per un negoziato. Quel che dice Gentiloni non è quel che stanno dicendo Borrell o Von der Leyen. Si diano una regolata, perché non si sente più la parola negoziato”.



La soluzione non può che essere tornare a parlare di pace. “Perché non si sente più la parola negoziato. Si dice che Putin non ne voglia sentir parlare, lasciamolo stare. Noi cosa vogliamo? La vogliamo fermare questa guerra? Noi italiani, noi europei, gli Stati Uniti, siamo d’accordo?”. Il dubbio non riguarda l’invio delle armi, l’aiuto all’Ucraina, ma su come finire la guerra. “Le sanzioni ci fanno male, cerchiamo di darci una regolata anche lì, poi ne parleremo. Però gli italiani vogliono che la guerra finisca. Sento Borrell che dice che le guerre sono sempre finite con vincitori e vinti sul campo. Oh, ma stiamo scherzando?”.