Per chi ha rappresentato per anni l’opzione politica più a sinistra dell’intero scacchiere italiano, fondando Rifondazione Comunista, esprimere nel capitalismo il “male” che ha devastato la democrazia non è una novità: però Fausto Bertinotti nel suo lungo editoriale sul Riformista di oggi aggiunge come “corresponsabile” al disastro politico pre e post Covid la sinistra italiana ed europea. «Un governo impotente rispetto alle impegnative scelte di fondo, gli aut-aut che maturano nella società e nell’economia. La mancanza di un’opposizione di sinistra a un governo siffatto è purtroppo un fattore che concorre a definire strutturalmente la natura di questo pessimo assetto politico», scrive l’ex segretario di Rifondazione sottolineando come i rischi di una rivolta sociale in autunno sono più alti di quanto si pensi. «Recessione ed esplosione della crisi sociale, se non le muovono le acque ferme delle istituzioni, non possono non farlo fuori di esse, dove vivono interessi forti e sedimentazioni culturali ancora vivi», scrive ancora Bertinotti guardando alla critica “distruttiva” di tutti gli attuali movimenti di sinistra. Li chiama “titoli di coda” intendendo una situazione di profonda crisi quasi irreversibile sulle forze politiche che hanno “rotto” con il Novecento senza però una vera nuova idea politica da perseguire.
LA SINISTRA NON COGLIE IL SOGGETTO DELLA CRISI, GLI ULTIMI
La sinistra “liberale” ha dimenticato gli ultimi, i più poveri, i più diseguali e compartecipa della crisi socio-politica di giorni nostri: secondo Bertinotti, l’economista Thomas Piketty dà una definizione «analiticamente non lontana e più pregnante, quando parla di un passaggio in atto da un conflitto politico classista a un sistema di “elite multiple”, e da un passaggio dai partiti dei lavoratori ai “partiti dei laurea- ti interni alla globalizzazione”; configurando per questa via l’attesa di un conflitto tra una destra mercantile, quando non nazionalistica e reazionaria, e una “sinistra intellettuale e benestante”». Secondo l’ex n.1 di Rifondazione Comunista il vero problema è che nella tendenza attuale della “cultura di sinistra intellettuale” il “nodo” si comprende anche ma non si coglie il soggetto sociale del conflitto in atto, «pensa che la riduzione delle diseguaglianze, insieme a una nuova stagione dei diritti civili e dell’ecologia, debba essere elargita agli ultimi, in nome di una pur sacrosanta opzione di umanità». È proprio questa politica, assieme al capitalismo hanno devastato «la democrazia rappresentativa imprigionandola in una governabilità che incorpora al sistema i possibili correttivi, compatibili con essi, dimostrando così la sua vitalità, ma anche la sua mancanza di futuro», chiosa Bertinotti.