BERTINOTTI, IL VATICANO E LA CHIESA CHE GUARDA (DA SOLA) GLI ULTIMI

Non da oggi Fausto Bertinotti, una vita dentro il Parlamento, ideatore di Rifondazione Comunista, sa cogliere con lucidità le problematiche e le storiche mancanze della sinistra tanto politica quanto sociale: è però negli ultimi anni che un significativo avvicinamento “intellettuale” e “sociale” al mondo del cattolicesimo si può con serenità affermare in merito alla dialettica intrapresa dal “vecchio” leader di sinistra. Avviene così che ad esempio Bertinotti possa tenere un gruppo di studio sul tema del lavoro addirittura in Vaticano, come da lui ammesso in una bella intervista a Elisa Calessi su “Libero Quotidiano”.



È nello stesso dialogo con la giornalista sui temi del lavoro in occasione del 1 maggio che il politico classe 1940 denuncia il colpevole abbandono della sinistra della classe dei lavoratori: «solo la Chiesa è critica sul mercato, come è rimasta la sola a pronunciarsi contro la guerra». Secondo Bertinotti sui due temi forse più centrali della contemporaneità, tanto in Occidente quanto nel resto del mondo, è la Chiesa ad essere rimasta la voce critica più autorevole e il motivo è molto semplice, «Perché il Cattolicesimo ha sempre mantenuto una tensione verso gli ultimi».



“LA SINISTRA HA PERSO 40 ANNI FA E…”: LA DURA CRITICA DI BERTINOTTI A PD E M5S

Secondo Bertinotti la chiesa è vicino agli ultimi da sempre (e fin qui è un tema fattuale essendo il messaggio di Cristo legato alla salvezza di tutti, a partire dagli “ultimi che saranno i primi”, ndr) a differenza di quanto invece riesce a fare la sinistra oggi: addirittura per il fondatore di Rifondazione Comunista, negli ultimi 40 anni la sinistra ha del tutto abbandonato i lavoratori e il tema del lavoro. «Per un certo periodo, ha tolto l’egemonia alla Chiesa nella difesa degli ultimi, con il movimento operaio. Fino agli anni ‘80, quando il movimento ha perso. Lì la sinistra si è persa», spiega ancora Bertinotti nel dialogo con “Libero”.



Nella lettura bertinottiana della storia della sinistra dopo la caduta del Muro di Berlino, il movimento politico attorno al PCI (ovviamente compreso) ha «sostituito il valore fondativo del conflitto sociale con il problema della conquista del governo». Una sconfitta che ha portato il movimento operaio prima e poi quelli politici poi – dagli anni Ottanta in poi – ad una disgregazione che non vede più la sinistra vicina ai lavoratori, né coi partiti né tantomeno con i sindacati. Le battaglie sul salario minimo e il reddito di cittadinanza per Bertinotti sono come un “riaffiorare” dei temi legati agli ultimi, ma restano solo dei «brandelli di rivendicazioni dentro un quadro di accettazione del primato del mercato». L’Italia insomma non è più una repubblica fondata sul lavoro, è lo slogan che va ripetendo ormai da qualche anno Fausto Bertinotti: l’avvento di Schlein tra i Dem non ha cambiato praticamente nulla, così come non ha senso per l’anziano politico comunista riconoscere il M5s come la vera “nuova” sinistra. Il giudizio su Conte è piuttosto tranciante: se si esclude il Reddito di Cittadinanza, battaglia condivisa da Bertinotti, «Non mi sembra, però, particolarmente impegnato su altri fronti, per esempio la riduzione dell’orario di lavoro o il tema fiscale. Non dimentichiamo che i lavoratori sono calpestati anche dal sistema fiscale».