La Lombardia ha fatto registrare nella giornata di ieri il nuovo record di contagi, quasi 28mila infetti da covid, ma il sistema sanitario sta reggendo: «Evitiamo di farci travolgere dai numeri – ha sottolineato Guido Bertolaso, consulente della campagna di vaccinazione lombarda, intervistato oggi dal Corriere della Sera – i dati vanno analizzati sulla base di quello che conosciamo oggi del virus. Stiamo attenti anche a come comunichiamo. Chi vive in prima linea, negli ospedali, ha una fotografia del virus molto diversa rispetto a un anno fa. Omicron è più contagiosa – ha aggiunto – e questo spiega un numero così alto. Ma è meno letale, tra i vaccinati con tre dosi poi la sintomatologia è molto diversa da Delta. Il parametro dei positivi è ingannevole. Per questo nonostante il record cambia poco, per fortuna». Secondo Bertolaso, come del resto lo stesso va ripetendo da un anno a questa parte, la chiave è la vaccinazione: «I vaccini funzionano, rendono gestibile il contagio e anche la malattia tra coloro che hanno completato le tre dosi. La chiave sta qui. Accelerare sempre di più sulla campagna vaccinale. In Lombardia siamo quasi al 60 per cento di terze dosi, dobbiamo accelerare ancora». Tornando al sistema sanitario: «Sta reggendo bene, mi creda. I numeri sono seri, ma in qualche modo viziati da un lavoro straordinario che si sta facendo sulla ricerca del virus».
Quindi Bertolaso snocciola un po’ di numeri: «Dal 20 al 27 dicembre, la Lombardia ha fatto 270 mila tamponi molecolari e 830 mila antigenici. Un milione di test. Nel resto d’Italia sono 4 milioni. Quindi il rapporto è di un milione contro quattro. Significa che qui c’è più attività diagnostica, più controllo e più indagine del virus. Ricordiamoci che la Lombardia seppure per poco è ancora in zona bianca, la pressione sugli ospedali è più bassa rispetto ad altre aree d’Italia. I reparti non sono chiusi, si fanno gli ambulatori, gli interventi. Un anno fa tutto era molto diverso». Obiettivo ora, spingere sulla vaccinazione ai più piccoli: «Dobbiamo aumentare i vaccini tra bambini e adolescenti. Oggi è vaccinato solo il 10% dei bambini, ma rispetto al dato nazionale siamo al 30%». E sulle code estenuanti per un tampone, Bertolaso spiega: «La priorità va data a chi non ha completato il ciclo vaccinale e a chi ha sintomi. Un vaccinato con tre dosi, anche se entra in contatto con un positivo, ha poche probabilità di sviluppare la malattia e in forma lieve. Dobbiamo considerarlo».
BERTOLASO: “CHI HA EFFETTUATO TRE DOSI E’ MENO PERICOLOSO”
L’ex numero uno della Protezione Civile fa chiaramente capire come la quarantena e il sistema di “tamponatura” debbano essere rivisti: «I vaccinati con tre dosi non devono essere testati se non hanno sintomi. Il contact tracing deve avere la precedenza per i non vaccinati, i più fragili o chi non ha completato il ciclo. Se eliminiamo dalle code chi non ha l’urgenza di essere testato, perché ha tre dosi, perché non ha sintomi o solo per il green pass, allora riduciamo la pressione anche sui tamponi. Al netto che sono stati aumentati i centri e le linee vaccinali». Secondo Bertolaso non c’è un rischio di liberi tutti: «Chi ha effettuato le tre dosi è meno “pericoloso” per sé e per gli altri. Bisogna pensare a una contagiosità mitigata che dobbiamo governare. Omicron è seria ma non provoca quello che abbiamo visto l’anno scorso. La situazione da un punto di vista epidemiologico va gestita grazie alle tante conoscenze che abbiamo adesso. E occorre considerare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali».
Il consulente della campagna di vaccinazione lombarda si dice quindi favorevole alla riduzione delle quarantene: «Chi ha tre dosi di vaccino, a mio parere, può evitare la quarantena se non ha sintomi. Deve aumentare l’autocontrollo della temperatura e le precauzioni sanitarie, ma se non ci sono sintomi anche in caso di contatto stretto non ha senso isolarlo dal mondo». La chiusura dell’intervista di Bertolaso è dedicata ad una previsione decisamente positiva per Milano e la Lombardia: «Se aumentiamo le vaccinazioni, unica arma per ridurre gli effetti del virus, considerati anche i casi immunizzati e asintomatici, in due mesi saremo completamente fuori da Omicron».