SANITÀ LOMBARDIA, L’ASSESSORE BERTOLASO SI APPELLA ALL’UNITÀ CONTRO ’L’ANARCHIA’

L’assessore alla Sanità di Regione Lombardia Guido Bertolaso lo ha espresso in più occasioni il concetto della “eccessiva autonomia” in riferimento alla gestione di ospedali e strutture sanitarie regionali: nell’ultima intervista a “La Repubblica” ha confermato il suo timore di una potenziale “anarchia” spiegando nel dettaglio il perché di un ammonimento così netto. «Regna l’anarchia? In questa regione ogni struttura pubblica, Ats e Asst, è dotata di un’autonomia forse eccessiva. E non sempre con indicazioni nette da parte della struttura centrale del Welfare. Il risultato è che ogni ospedale lavora in modo autonomo: magari, per esempio, una struttura incentiva la chirurgia robotica e un’altra quella in laparoscopia, con il risultato che ognuno si muove da sé».



Per questo motivo, rileva ancora Bertolaso – confermato alla guida del Welfare lombardo dopo gli ottimi risultati della precedente Legislatura – in maniera forse «estremizzata» ha parlato di «rischio di anarchia: invece serve andare tutti nella stessa direzione per risolvere i problemi. Il caso lampante è quando ci sono due pronto soccorso a cinque chilometri di distanza, uno con due medici e l’altro con dieci. Invece di spostare i medici in più dal secondo al primo, le due strutture non si parlano perché appartengono ad Asst diverse». Se “Repubblica” sposta il discorso sulle nomine, Bertolaso replica nettamente che il suo problema riguarda il «quotidiano e i problemi di oggi, a partire dai pronto soccorso che giro continuamente. So benissimo quali sono i problemi, non pretendo che un codice verde che si auto presenta venga gestito in mezz’ora, perché conosco benissimo i carichi di lavoro. Però pretendo che tutti vengano trattati nello stesso modo e con la stessa umanità».



BERTOLASO: “CARENZA MEDICI DI FAMIGLIA? SONO PAGATI TROPPO POCO, SERVONO INCENTIVI”

Quella di Bertolaso non è tanto una critica “politica” bensì una richiesta di unità per poter lavorare nella stessa direzione e colmare le mancanze registrate negli anni della pandemia, in particolar modo sulla medicina del territorio. Per l’ultimo bando aperto da Regione Lombardia sui medici di famiglia a Milano, su 424 posizioni aperte sono arrivate solo 48 domande: per 50 incarichi da medico specialista nei poliambulatori, solo 12 candidature. «Io capisco i giovani medici, perché lo sono stato anche io: il medico quando si laurea in primis pensa di andare in ospedale, dove può fare esperienza e imparare da colleghi più anziani, e dopo sul territorio. Diciamo che il passaggio naturale è un po’ questo, il che spiega anche perché tanti giovani non partecipino a questi bandi e preferiscano andare da un’altra parte», risponde subito Bertolaso.



Ma il tema è ben più vasto e coinvolge un problema di natura strettamente economica: «bisogna pensare a degli incentivi anche economici per invogliare i medici: io trovo intollerabile che, oggi, i nostri giovani scelgano da Varese o da Lecco di andare a esercitare in Svizzera, coprendo la stessa distanza che farebbero per andare a Milano, ma passando il confine perché lì hanno retribuzioni più alte. L’Italia, dopo la Grecia, è il Paese in Europa dove i medici vengono pagati meno: si deve mettere mano a questo». Per la carenza di medici di famiglia nel territorio la “soluzione” è semplice per l’assessore lombardo: «penso a degli incentivi: torno al discorso delle case di comunità, nella Bergamasca diversi giovani colleghi hanno aperto lì il loro primo studio. Questo permette alla struttura di funzionare e al collega di avviare l’attività abbattendo i costi dell’affitto». Capitolo finale riguarda il PNRR e i fondi che potrebbero essere utilizzati per assumere medici, realizzare strutture, migliorare le lunghe liste d’attesa: «Il rischio che queste strutture rimangano vuote c’è, ed è un problema non solo lombardo ma anche nazionale, che ho presentato al ministro della Salute Schillaci, che è medico come me e con cui ho ottimo rapporto. Stiamo cercando di fare gioco di squadra per presentare questo aspetto anche al ministero dell’Economia», ha detto ancora Bertolaso in un recente Consiglio Regionale, rilanciando l’appello al Governo, «Il fatto che con i fondi del Pnrr si possano realizzare le mura e le strutture, ma non si possano assumere medici e infermieri, o incentivare il personale, è una distorsione, perché le strutture sanitarie le fanno soprattutto gli uomini e le donne che le devono gestire».