Il Generale Marco Bertolini, a capo del Comando operativo di vertice interforze della Brigata Folgore, ha recentemente parlato con il Fatto Quotidiano della guerra in Ucraina. In particolare, è partito dal fatto che a Latina, nella sede di Sabaudia dell’artiglieria dell’Esercito Italiano, alcuni soldati ucraina stanno venendo addestrati per l’uso del sistema missilistico terra-aria Samp-T, una circostanza che secondo lui comprometterà per sempre la pace, facendoci anche andare incontro a dei rischi gravi.



In particolare, spiega Bertolini, “ci stiamo facendo del male da soli, intromettendosi in un conflitto che non è nostro“. Prendendo apertamente le parti di uno dei belligeranti, infatti, si riduce “lo spazio per una trattativa di pace”, compromessa già pesantemente dal mandato di cattura su Vladimir Putin emesso dal tribunale internazionale dell’Aja. “Alimentando l’incendio con altra benzina, le armi, non facciamo niente per circoscriverlo”, finendo in generale secondo Bertolini, “su una strada che renderà difficile, se non impossibile, riprendere le fila di una trattativa“.



Bertolini: “L’Ucraina rischia di diventare come l’Afghanistan”

Secondo il Generale Bertolini, continuando ad aiutare l’Ucraina nella sua guerra corriamo alcuni rischi concreti. “Continuiamo a gettare benzina sul fuoco in una guerra che rischia di diventare una never ending war, come l’Afghanistan” e di contro, “sottraiamo risorse preziose alla nostra difesa, un comparto già colpevolmente trascurato per decenni da un finto pacifismo che ora sembra essersi trasformato in un ultra-bellicismo“.

L’esito di tutto questo, secondo Bertolini, è “l’erosione della nostra sovranità“, perché eserciti ed armamenti “sono presidi di indipendenza. Questa non può non soffrire se le nostre esigenze di difesa vengono subordinate a quelle di altri Paesi, non appartenenti alle nostre alleanze e impegnati per classiche rivendicazioni territoriali”. Che peraltro, racconta, il conflitto è stato covato “per almeno 8 anni, dal 2014, nella nostra indifferenza”. Il problema, conclude il Generale Bertolini, è che siamo intervenuti in una guerra che non ci competeva, come tantissime altre ce ne sono state dal secondo guerra, “non mi sembra che siamo intervenuti in tutte, a difesa degli aggrediti, o sbaglio? È la grande ipocrisia di questo conflitto“.