BENEDETTO XVI, IL PAPA TENERO: IL RICORDO DEL CARDINAL BERTONE
Il Cardinale Tarcisio Bertone è stato il Segretario di Stato per Benedetto XVI dal 2006 fino al 2013 e in questi giorni di lungo commiato in San Pietro davanti alla salma di Joseph Ratzinger anche lui ha voluto contribuire con i suoi personali ricordi e memorie di chi era realmente il Papa Emerito scomparso il 31 dicembre 2022. Fin dai tempi del Concilio Vaticano II, passando per il lungo periodo alla Congregazione della Fede, Bertone ebbe modo di approfondire da molto vicino il rapporto con il “futuro” Benedetto XVI: «La confidenza passò dalla condivisione dei problemi di lavoro alla convivialità di sedersi a tavola insieme anche con le suore della casa o con qualche familiare».
In un lungo scritto apparso oggi su Vatican News, il Card. Bertone smentisce la “nomea” sorta su Ratzinger in alcuni ambienti della Chiesa (e dei media): «l’amicizia dal tono discreto, che non rifuggiva però da qualche battuta umoristica o commento sagace, una delle caratteristiche dell’animo di Joseph Ratzinger. Quelli che lo hanno giudicato in maniera stereotipata come un uomo severo, inflessibile, un panzerkardinal, ecc., evidentemente non hanno percepito tutta la sua tenerezza nella comprensione dell’altro, delle ragioni dell’altro, anche nei confronti e nei colloqui che si svolgevano su temi importanti di dottrina». Bertone sottolinea come Benedetto XVI spesso nel correggere vescovi e teologi nei vari scritti della Congregazione, «raccomandava di “soavizzare” le espressioni per non offendere gli interlocutori e rispettare e onorare il loro compito, pur essendo in tutta onestà fedele al ministero specifico della trasmissione del deposito della fede». Papa Ratzinger, ricorda ancora il suo ex Segretario di Stato, amava ripetere che il suo compito fosse quello di «proteggere la fede dei piccoli, degli umili che non hanno gli strumenti culturali adatti per contrastare le insidie del mondo sempre più scristianizzato e secolarizzato. Questa tenerezza verso le persone era pregnante e permeava tutta la rete delle sue relazioni».
MORTE BENEDETTO XVI: “ENCICLICHE E PERDONO: ECCO CHI ERA PAPA RATZINGER”
Tarcisio Bertone ricorda poi la commossa e toccante omelia ai funerali di una delle laiche consacrate dei Memores Domini di CL che viveva con Benedetto XVI nell’appartamento pontificio del Palazzo apostolico (4 di loro lo seguirono poi anche dopo la rinuncia nel Monastero Mater Gratiae, ndr): «una di esse, Manuela Camagni, morì in un incidente stradale a Roma». Al suo funerale Papa Benedetto XVI «pronunciò un’omelia piena di affetto e, riconoscendone le doti e il carisma, disse: “In questo momento di tristezza, siamo consolati. E la liturgia rinnovata dopo il Concilio, osa insegnarci a cantare “Alleluia” anche nella Messa per i Defunti. È audace questo! Noi sentiamo soprattutto il dolore della perdita, sentiamo soprattutto l’assenza, il passato, ma la liturgia sa che noi siamo nello stesso Corpo di Cristo e viviamo a partire dalla memoria di Dio, che è memoria nostra. In questo intreccio della sua memoria e della nostra memoria siamo insieme, siamo viventi”».
La tenerezza e il perdono, come quello che Ratzinger seppe concedere al suo aiutante di camera Paolo Gabriele dopo la triste vicenda “Vatileaks” (documenti e materiale riservato trafugato dalle stanze di Benedetto XVI per essere rivenduto ai media, ndr): il Cardinal Bertone rileva sulla stampa vaticana, «il processo e la pena in quel caso erano necessari, ma pensando che poteva essere stata una debolezza, seppur colpevole, si è preoccupato per la sua famiglia e per il suo lavoro e mi ha raccomandato di cercargli un alloggio e un’occupazione fuori dal Vaticano». Le preziose encicliche donate da Benedetto XVI alla storia della Chiesa raccontano proprio quella originaria ortodossia lieta nell’annunciare Cristo alle genti: “Deus Caritas Est”, “Spe Salvi” e “Caritas in Veritate” fanno ben capire, «la modernità di Papa Benedetto XVI e la capacità di prospettiva che aveva nell’interpretare i bisogni dei tempi», riflette il Cardinal Bertone. Come tanti che lo hanno conosciuto da vicino, il Papa Emerito scomparso agli ultimi istanti del 2022 ha saputo rappresentare una testimonianza fedele, autorevole ma allo stesso tempo “semplice” dell’amore di Cristo per l’uomo. «Una semplicità interiore, direi ontologica, quella di Papa Benedetto XVI, che esprimeva nell’afflato della preghiera personale e che manteneva anche quando accettava di rivestire i sontuosi paramenti pontificali per le celebrazioni più solenni». Bertone racconta di aver una sola volta provato forte disaccordo con Benedetto XVI: era la primavera del 2012, dunque un anno prima della storia rinuncia al Papato. «Quando mi ha confidato, nella primavera del 2012, la sua decisione, maturata a lungo nella preghiera, di rinunciare al pontificato. Invano ho cercato di dissuaderlo e di spiegare lo sgomento che avrebbe provato l’intera comunità ecclesiale e non solo. Il tempo che ne è seguito è stato per me pieno di preoccupazione e di angoscia (provavo a fargli dilazionare l’annuncio il più possibile), ma nello stesso tempo la pace con cui come Papa continuava a governare la Chiesa, e la sua interiore convinzione di compiere la volontà di Dio, mi permettevano di attendere con fiducia ai compiti da svolgere», conclude il Cardinale definendo l’amico Pontefice come «più che mai uomo di Dio. Con linearità evangelica ha così spiegato di fronte al mondo intero, che voleva conoscere il significato vero della sua rinuncia: “Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”».