BETTINO CRAXI, BIOGRAFIA ED EREDITA’ POLITICA DEL LEADER DEL PSI

Bettino Craxi, chi è e cosa sappiamo della vita privata e la carriera politica di una delle figure più iconiche e importanti, e allo stesso tempo discusse e divisive, della Prima Repubblica italiana? Nella prima delle due puntate del fine settimana con le storie emozionanti e le interviste a cuore aperto di “Verissimo”, una delle ospitate che suscitano maggiore curiosità all’interno del sempre ricco parterre di ospiti del talk show in onda su Canale 5 è quello di Stefania Craxi, primogenita dello statista ed ex premier morto oramai quasi 25 anni fa. La figlia di Benedetto (Milano, 1934 – Hammamet, 2000) sarà infatti in studio per parlare con Silvia Toffanin di una intensa vicenda famigliare e in cui il privato si è sempre intrecciato con la politica e la storia dell’Italia contemporanea, presentando pure la sua ultima fatica letteraria autobiografica: ma chi è Bettino Craxi e cosa resta della sua eredità politica e di quell’epoca che appare oggi così lontana?



Classe 1934 e figlio primogenito di un avvocato messinese, antifascista e perseguitato politico sotto il regime, e di una casalinga originaria di Sant’Angelo Lodigiano, Bettino Craxi (nato come Benedetto) è stato una delle figure politiche più importanti della politica nostrana del Novecento, non solo per la sua militanza nel Partito Socialista Italiano, anche come suo storico segretario, negli ultimi anni prima della sua dissoluzione ma pure per essere stato Presidente del Consiglio di uno dei governi più longevi della citata Prima Repubblica. Figura forte della corrente riformista della sinistra del tempo, fu certamente una delle figure più in vista degli Anni Ottanta (e ricordato pure per il celebre “patto del camper” o del CAF con Andretti e Forlani, l’acronimo dei tre politici, nel 1989) fino allo scandalo di ‘Mani Pulite’ che ne segnò la fine della carriera e anche un ribaltone sugli equilibri politici del Paese, segnando uno spartiacque tra due epoche.



CRAXI, GLI ANNI A PALAZZO CHIGI E TANGENTOPOLI: QUANDO DISSE CHE…

Come si ricorda, ed è questo uno dei punti della vicenda umana e storica di Bettino Craxi più controversi e oggi argomento di dibattito, le inchieste della Procura di Milano nei primi Anni Novanta coinvolsero il vecchio sistema di partiti portandoli di fatto allo scioglimento (stessa sorte del PSI l’ebbe, in maniera diversa, la Democrazia Cristiana). Gli anni della cosiddetta ‘Tangentopoli’ segnarono la fine della carriera politica dell’ex premier che subì due condanne definitive nell’ambito della corruzione e del finanziamento illecito ai partiti: il segretario del PSI morirà in Tunisia, ad Hammamet, a causa di un infarto nel quadro comunque di una salute minata già da diversi problemi, e nonostante il diretto interessato si sia sempre professato innocente durante quella che la magistratura ritenne una latitanza mentre erano ancora in corso i procedimenti giudiziari a suo carico.



L’ultimo periodo della vita di Bettino Craxi, ancora oggi, è più conosciuto e fa maggiormente notizia pure della sua carriera giovanile e dell’attività politica che l’aveva portato a diventare un volto iconico dell’Italia di quegli anni, anche per via della cronaca rosa: sposato per 41 anni con Anna Maria Moncini, e padre di Stefania e del secondogenito Bobo (entrambi ne seguiranno le orme e in parte la carriera), l’ex leader del PSI fu accostato a diversi flirt e donne molto in vista del mondo dello spettacolo di quegli anni. Tuttavia, come accennato, ancora oggi si discute dal punto di vista politico, giudiziario e, visto che sono trascorsi oramai quasi trent’anni, pure da quello storico di una stagione politica che ha segnato per sempre una cesura e la fine di un sistema partitico verso cui la società ebbe una crisi di rigetto. Nonostante le condanne con sentenza definitiva e la fase discendente della sua parabola che lo portò poi a fuggire nel 1994, Craxi fu coerente con la propria storia e tra i pochi a parlare apertamente di quella crisi ed esporsi come quando nel 1992, in Parlamento, ammise la diffusa irregolarità del finanziamento politico e la necessità di una riforma sistemica, pur negando in seguito sempre le accuse di arricchimento a fini personali.