Stefania Craxi ricorda suo padre Bettino Craxi a Domenica in: “A me non è mancato il padre”, spiega l’ospite di Mara Venier. “È stato un padre grandissimo, nel modo più grande in cui i padri possano esserlo, con l’esempio. Poi – spiega Stefania Craxi – è stato un padre molto difficile, era difficile il suo ruolo, era difficile perché aveva un tratto di durezza caratteriale, che hanno descritto erroneamente come arroganza, che in realtà nascondeva una enorme timidezza, un timore dei sentimenti e degli abissi di tenerezza. So che è strano a dirsi – aggiunge la figlia di Bettino Craxi – ma mi ricordo, da bambina, degli episodi in cui si trasformava”. Stefania Craxi non nasconde di essere stata una figlia molto gelosa di suo padre: “anche perché – aggiunge – era facilissimo sedurlo, impossibile tenerselo, ci è riuscita solo mia mamma (Anna Maria Moncini, ndr), con una capacità di amore e di perdono che ancora le invidio”. (Agg. Fabiola Iuliano)



BETTINO CRAXI, IL PERCORSO POLITICO

Considerato uno degli uomini politici più rilevanti della Repubblica italiana, Bettino Craxi morì poco meno di venti anni fa, il 19 gennaio 2000 ad Hammamet. La città tunisina dà il titolo al nuovo film di Gianni Amelio, dedicato agli ultimi mesi di vita dell’ex presidente del Consiglio dei ministri, nonché segretario del Partito Socialista Italiano. La sua figura è stata spesso al centro del dibattito politico, tra chi lo considera uno dei più grandi statisti di sempre e chi, invece, condanna fermamente lo scandalo Mani pulite, per il quale subì due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano. Affetto da cardiopatia, gotta e da molti anni malato di diabete, Bettino Craxi fu colpito poi da un tumore a un rene e morì a causa di un arresto cardiaco. Il film Hammamet ha riacceso il dibattito sul suo passato e sulla sua importanza – positiva o negativa – nella storia della Repubblica.



BETTINO CRAXI, IL DIBATTITO SUL FILM HAMMAMET

Come dicevamo, il dibattito sul film Hammamet si è spostato anche a livello politico. Tra le prime a commentare il lungometraggio firmato da Gianni Amelio è stata Stefania Craxi, figlia di Bettino Craxi: «La verità solitamente è più dura della fantasia, ma un po’ di quella tragedia Amelio ha saputo riportarla, mi auguro che questo film riesca a far riflettere. Io ritengo che questo Paese abbia cercato per molti anni di rimuovere questa grande tragedia repubblicana, quindi rompere l’oblio è una buona cosa. Poi, però, bisogna riflettere su cosa è successo in quegli anni». Esponenti dei vari partiti, ex colleghi e avversari, ma anche giornalisti. Uno dei più netti sul film è stato Filippo Facci su libero: «Dio, che occasione persa. È terribile assistere ai primi tentativi di storicizzare qualcosa che hai fatto in tempo a vivere: bisognerebbe morire prima […] Nessuno ha capito che cosa voleva essere il film Hammamet di Gianni Amelio. Davanti al cinema Anteo, ieri mattina, dopo la prima milanese, c’erano craxiani di provata fede (anche parenti) che si guardavano negli occhi come in preda a un imbarazzo annichilente, incapaci di proferire verbo perché consapevoli che ogni critica o lode al film – ogni stroncatura o esaltazione – sarebbe parsa scontata, fisiologica, preconcetta: e però nessuno si aspettava che il film potesse rivelarsi così brutto».



BETTINO CRAXI, AMELIO: “UN GRANDE RIMOSSO DEGLI ULTIMI VENT’ANNI”

Intervistato da Repubblica, Gianni Amelio ha spiegato: «Ho voluto raccontare la storia di Craxi che è un grande rimosso degli ultimi vent’anni. Su di lui è caduto un silenzio assordante, ingiusto. Si possono esprimere opinioni contrarie in modo non fazioso, a me non interessava raccontare Bettino Craxi degli anni Ottanta, io non l’ho mai visto come una star, ma come un politico negli ultimi sei o sette mesi della sua vita». L’ex premier è stato interpretato da un maestoso Pierfrancesco Favino, che ai microfoni de La Stampa ha commentato: «Non è mio compito giudicare, ma certo non si può dire che Craxi non amasse il suo Paese e che non si sentisse profondamente italiano. Della sua difficile umanità, è questo l’aspetto con cui ho subito empatizzato». Poi, un paragone tra i politici di oggi e quelli di ieri: «Ricordo uomini di governo dalla retorica sorprendente, con grandi conoscenze tecniche. Quella generazione ha rappresentato il concetto del “noi”, dopo è intervenuta la parola “io”».