Anche per l’imminente uscita di Hammamet, il film sugli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi, si sono riaccesi i riflettori sull’ex premier e leader del Partito Socialista. Ora ad esempio si parla di una lettera del 23 novembre 1999, scritta da Giuliano Amato, che non piacque a Craxi. Fu consegnata dall’allora ministro del Tesoro a Umberto Cicconi, che a sua volta la lasciò a Bobo Craxi affinché la desse al padre ricoverato in Tunisia. Era in attesa dell’intervento per l’asportazione del rene ormai divorato dal tumore. Quella lettera, uno dei tasselli mancanti degli ultimi giorni di vita di Bettino Craxi, finì accartocciata. Nessuno l’aveva letta prima, ma il figlio in un libro scritto con Gianni Pennacchi scrisse che la lettera fu lanciata via dal padre che disse: «Amato si sta rivelando il peggiore di tutti». Pochi giorni fa, come riportato dal Corriere della Sera, l’ha trovata Andrea Spiri, il quale ha rinviato l’uscita del suo libro “L’ultimo Craxi. Diari da Hammamet” proprio per integrarla insieme a molti diari inediti. «Sai dell’impegno con il quale ci si è adoperati e ci si adopera per verificare la possibilità (…) di consentirti un rientro a finalità curative a condizioni legittime e appropriate. Ma ora – come tu dici – tocca ai bravi medici tunisini rimetterti in sesto». Questo è uno stralcio della lettera.
BETTINO CRAXI, LA LETTERA DI GIULIANO AMATO E I DIARI SEGRETI
Era il novembre 1999 e Bettino Craxi sapeva che la sua fine era vicina, ma non si fidava di Giuliano Amato. Tra le carte che sono riemerse dagli archivi della Fondazione Craxi, riportate alla luce da Andrea Spiri, c’è pure un biglietto di Giulio Andreotti, datato 27 febbraio 1982. «È totalmente falso che io ad arte abbia detto di te che ti occupi di problemi tra un safari e l’altro. Ancora una volta qualche cialtrone si inventa motivi di dissenso addirittura sul piano personale… Io non sono certo un tuo ammiratore a tempo pieno, ma riscontro con rammarico che, come ai tempi del governo di solidarietà nazionale, vi è un certo numero di seminatori di zizzania e di calunnie che dovremmo operare per mettere fuori gioco». Nel 1993, in piena Tangentopoli, fu Bettino Craxi a scrivere ad Andreotti. «Abbiamo il dovere di reagire in tutti i modi possibili. L’uso violento del potere giudiziario ha aperto la strada a un golpismo strisciante e variamente vestito, di fronte al quale c’è solo la paralisi, lo sbandamento e la viltà di tante forze democratiche». Dopo la partenza per la Tunisia non si sono più rivisti.