Bergamo è una delle capitali del cinema in Italia. Vi hanno sede Lab 80 film, una delle più importanti società di distribuzione e non solo di film di qualità, “Cineforum”, una delle più longeve e prestigiose riviste italiane dedicate alla cultura cinematografica, e la FIC-Federazione Italiana Cineforum, che coordina l’attività di un centinaio di circoli del cinema e cineclub in tutta Italia. Non è un caso, quindi, se a Bergamo ogni anno si svolge uno dei più importanti festival cinematografici. Nel 2020 la 38a edizione che doveva svolgersi a marzo è stata prima rinviata e poi definitivamente annullata a causa della pandemia, benché tutto fosse pronto per il regolare svolgimento della manifestazione. Organizzazioni meno solide e prive del sostegno della comunità in cui operano sarebbero state costrette a chiudere per sempre, ma, per fortuna, il BFM-Bergamo film Meeting si svolge anche quest’anno ma con un’edizione forzatamente online. Il programma di BFM 39 non ha, però, niente da invidiare a quelli passati; anzi, è ancora più ricco, recuperando qualcosa delle proposte mancate dello scorso anno, come gli omaggi a Márta Mészáros e Jerzy Skolimowski, e aggiungendo altri e sostanziosi percorsi di ricognizione nel cinema del presente e del passato.



Il BFM si svolgerà da oggi fino al 2 maggio in tre sale virtuali. La maggior parte del programma sarà visibile su MyMovies, acquistando un biglietto per il singolo spettacolo o l’abbonamento a tutte le proiezioni virtuali. Sulla piattaforma MUBI, sarà disponibile gratuitamente la rassegna su Agnés Varda. Infine, sulla piattaforma della Cineteca di Milano ci sarà Kino Club, la sezione di film d’animazione, corti e documentari riservata alle scuole e ai ragazzi, alla quale si può chiedere di partecipare scrivendo a formazione@bergamofilmmeeting.it. Inoltre gli incontri con gli autori ed eventi speciali si potranno seguire sulle pagine social (YouTube e Fb) del BFM.



Chi non ha mai partecipato al BFM e lo potrà fare per la prima volta, grazie allo streaming, rimarrà stupito per la ricchezza del programma (oltre 150 film) che, per quantità e qualità, non ha nulla da invidiare al Festival di Torino o alla Festa di Roma ma neanche alla Mostra di Venezia, con le dovute differenze. Il BFM, infatti, è un festival non di tappeti rossi o di star da blockbuster americani, ma dove più del 90% dei film è europeo e dove si cercano di approfondire tutti gli aspetti della cultura cinematografica, sia esplorando il futuro, alla ricerca di nuovi autori e proposte, sia il passato, attraverso retrospettive preziose, ma anche il presente, con i concorsi e rassegne complete di autori contemporanei. Il lavoro del festival non è occasionale, ma è un lavoro di studio e di ricerca che, anche grazie all’attività editoriale collegata, crea un patrimonio culturale di esperienze e scoperte che si accumula, anno dopo anno, e che diventa un punto di riferimento per gli appassionati e gli studiosi di cinema.



La sezione dei film in concorso prevede 7 pellicole tutte inedite in Italia. Tra queste il voto del pubblico assegnerà il premio al miglior film, mentre una giuria internazionale assegnerà il premio alla regia. Nel belga Follemente in vita, una coppia che vuole un figlio si ritrova improvvisamente a dover assistere, come se fosse una figlia, alla madre di uno dei due divenuta demente. In Tropico fantasma si racconta il viaggio notturno attraverso Bruxelles per tornare a casa di Khadija, donna delle pulizie di 58 anni che si è addormentata sull’ultima corsa della metro. Niko è il giovane protagonista del film greco Il sarto. Lui collabora con il padre, ma quando una banca sta per impadronirsi della loro sartoria e il padre si sente male, Niko si inventa un’originale sartoria viaggiante che ha successo tra le donne ateniesi.

È un dramma psicologico, con protagonisti un uomo e due donne, il film ungherese Spirale, sugli schematismi delle relazioni e sulla difficolta di cambiare. L’ispettore di polizia Hamza deve trovare un punto di equilibrio tra il suo senso di giustizia e gli interessi dei suoi colleghi corrotti, mentre la moglie sta per partorire, nel film della Bosnia Erzegovina Luna piena di Nermin Hamzagić. Avventure di un matematico racconta la storia vera di un matematico polacco che rifugiatosi negli Stati Uniti collaborò alla costruzione della bomba atomica e del primo computer. Infine ne Il rivale si racconta il conflitto tra Roman, bambino ucraino di nove anni, e Gert, sessantenne, presso il quale lavora illegalmente la madre Oksana in Germania.

L’altra tradizionale sezione con concorso è “Visti da vicino”, che ospita 16 documentari di produzione indipendente. In Pollywood si raccontano addirittura le origini di Hollywood, mentre ne Il mio pezzo di terra il regista georgiano Maka Gogaladze racconta cos’è successo al suo Paese dopo il crollo dell’Unione sovietica. Molti documentari sono storie di vite particolari: quella di Krill (Zuppa d’aragosta) che in Islanda ogni mattina prepara zuppa di aragoste per i turisti in un minuscolo villaggio islandese; quella di Olavi Hakasalo (L’ipnotizzatore) il più famoso ipnotizzatore della Finlandia, finito sotto processo per truffa; quella di Lasse (Ballerino di spettacolo) che vive come sulle montagne russe, tra spettacoli, droga e prigione; quella di Albert (Albert, pastore), un pastore sconosciuto che si rivela essere un poeta, quando si scoprono casualmente le poesie che scriveva a matita sui muri dell’ovile; quella di Johana (Il suono è innocente) che ci guida in un parco giochi della musica elettronica che le consente un’ampia gamma di libere espressioni artistiche in cui lei stessa corre il rischio di perdersi; quella di Marc Coton (Oltre la fabbrica), ex-operaio, che, dopo l’improvvisa chiusura della fabbrica in cui ha lavorato per trent’anni, si chiede: «Ora che la fabbrica ha chiuso, cosa siamo diventati?»; quella di Emilie (Tutto ciò che sono) che ha subito abusi sessuali dal suo patrigno, dall’età di sei anni fino ai dodici anni, quando è stato condannato e imprigionato. Lei torna casa, ormai diciottenne, dopo cinque anni di affidamento.

Si può considerare sperimentale il documentario Il mio bretzel messicano, film muto ma sottotitolato con gli estratti dal diario di un’immaginaria Vivian Barrett. Le immagini sono in realtà quelle dei tantissimi film di famiglia realizzati dai nonni della regista. Il risultato è un trompe loeil audiovisivo dall’effetto ipnotico. Il 90% delle merci mondiali viaggia per mare, ma i marittimi sono praticamente invisibili. Pensavano di aver visto un fantasma racconta in diversi capitoli l’invisibilità del lavoro automatizzato a partire da quello dei marittimi. Mio padre, la spia racconta la drammatica storia di una figlia e del padre doppiogiochista, esplorando la loro relazione sullo sfondo della Guerra Fredda. Cosa ci spinge a spostarci? Perché abbiamo il desiderio irrequieto di riposarci andando in qualche posto lontano? Cerca di rispondere al quesito Eterni vagabondi. Vuole, infine, raccontare senza pregiudizi il mondo di quelli che sentono le voci il documentario Discussioni.

La sezione “Europe Now” prosegue nella tradizionale ricognizione nel cinema europeo contemporaneo con due rassegne in cui si presentano tutte le opere della regista e sceneggiatrice francese Mia Hansen-Løve e del regista portoghese João Nicolau. 

La parigina Mia Hansen-Løve esordisce giovanissima come attrice e dopo due corti dirige a 25 anni il suo primo lungometraggio divenendo una regista di successo e pluripremiata. Il suo ultimo film Bergman Island, interpretato da Tim Roth, verrà presentato al prossimo festival di Cannes. Il BFM propone la sua opera completa: 1) Après mûre réflexion/Dopo un’attenta considerazione (corto) 2004; 2) Un pur esprit/Uno spirito puro (corto) 2004; 3) Tout est pardonné/Tutto è perdonato (opera prima) 2007; 4) Le père de mes enfants/Il padre dei miei figli 2010 (premiato a Cannes); 5) Un amour de jeunesse/Un amore di gioventù 2011 (miglior regia a Locarno); 6) Eden 2014; 7) L’avenir/Le cose che verranno 2016 (Orso d’argento a Berlino); 8) Maya 2018. Il pubblico potrà incontrare la regista online il 28 aprile.

João Nicolau, nato a Lisbona, ha studiato antropologia e come montatore ha collaborato con João César Monteiro, Margarida Gil, Alessandro Comodin e Miguel Gomes. Dopo alcuni documentari, ha girato dei corti di finzione e nel 2010 ha esordito con la sua opera prima La spada e la rosa. I suoi personaggi, bizzarri e strampalati, e le sue storie sembrano vivere nello stesso mondo dei film di João César Monteiro. Anche di Nicolau il BFM presenta la personale completa: 1) Rapace 2006 (corto); 2) Canção de amor e saúde/Canzone d’amore e salute 2009 (corto); 3) A Espada e a Rosa/La spada e la rosa 2010; 4) O Dom das Lágrimas/Il dono delle lacrime 2012 (corto); 5. Gambozinos/Haggis selvaggi 2013; 6) John From 2015; 7) Technoboss 2019.

La sezione “Europe Now” comprende anche una sottosezione “Boys&Girls” che propone 16 cortometraggi selezionati tra i migliori che hanno vinto o sono arrivati finalisti nel CILECT Prize al quale partecipano con le loro opere gli studenti di 180 scuole europee di cinema.

Come ogni anno il BFM dedica uno spazio al cinema d’animazione. Quest’anno l’autrice, di cui viene presentata l’opera completa, è la polacca Izabela Plucińska, specialista in claymotion, cioè animazione con la plastilina, che terrà una masterclass sulla sua tecnica il 25 aprile e avrà un incontro con l pubblico il 30 sui social del BFM.

La retrospettiva principale, la chicca, è quella dedicata al regista tedesco Volker Schlöndorff, famoso per i suoi coraggiosi adattamenti di opere letterarie. La retrospettiva comprende 23 film, tra i quali alcuni inediti in Italia. Si potranno vedere l’opera prima di Schlöndorff, I turbamenti del giovane Törless da Musil, Il tamburo di latta da Gräss, Un amore di Swan da Proust, Il caso Katharina Blum da Böll e tanti altri capolavori del regista, che sabato 1 maggio incontrerà online il pubblico.

Lo scorso anno il BFM aveva già organizzato due retrospettive dedicate ad autori europei. Non volendo buttare il lavoro fatto, il BFM presenta, quindi, due omaggi a quegli autori, presentando cinque film della regista ungherese Márta Mészáros, una leggenda, una delle più importanti autrici del mondo. L’altro omaggio è dedicato all’altrettanto leggendario regista polacco Jerzy Skolimowski, di cui si potranno vedere sei film.

Ma il programma inesauribile del 38° BFM comprende, oltre a numerosi eventi speciali, la rassegna di 5 film della Varda e il Kino Club per le scuole, anche una decina di classici che vanno dalla commedia di Billy Wilder Quando la moglie è in vacanza alle due versioni di Hitchcock de L’uomo che sapeva troppo.

Per la pre-apertura ieri sera un evento speciale: è stato proiettato, virtualmente e gratuitamente, un classico del cinema muto, Il fuoco di Giovanni Pastrone con l’accompagnamento musicale in diretta di Paolo Fresu, Elio Biffi, Paolo Spaccamonti, Gerardo Chimini. Da oggi a domenica 2 maggio 2021 Bergamo diventerà, quindi, per nove giorni la capitale del cinema di qualità in attesa di essere, nel 2023, la capitale della cultura insieme a Brescia.

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