Importanti novità in India, o meglio in Bharat. La parola sanscrita è infatti spuntata negli inviti a cena inviati agli ospiti che partecipano al vertice del Gruppo dei 20 di questa settimana e secondo i più si tratta di un ulteriore tentativo del primo ministro Narendra Modi di eliminare ciò che vede come nomi dell’era coloniale britannica, come del resto rivendicato dal suo partito nazionalista indù.
Come evidenziato dall’agenzia Nova, il dibattito si è acceso a causa del ministro dell’Istruzione federale, Dharmendra Pradhan: il collaboratore di Modi ha postato sui suoi profili social la foto dell’invito che ha ricevuto dalla presidente Droupadi Murmu. Nel testo, Modi si autodefinisce “presidente del Bharat” e non “presidente dell’India”. Un dettaglio non di poco conto, con l’opposizione che ha già annunciato di voler dare battaglia.
Bharat, l’India cambia nome per il G20
La Costituzione prevede l’utilizzo di entrambi i termini, ma la scelta di usare Bharat e non India. Per molti Modi ha intenzione di mettere definitivamente in cantina il termine britannico, tappa fondamentale nel progetto di rimuovere tutti i simboli della colonizzazione britannica. La polemica è esplosa a pochi giorni dalla convocazione da parte dell’esecutivo di una sessione speciale del Parlamento, di cui non è stato reso noto l’ordine del giorno. Le reazioni sono contrastanti. “Repubblica di Bharat: sono felice e fiero che la nostra civilizzazione stia marciando spedita verso l’Amrit Kaal”, le parole del capo ministro dello Stato di Assam, Himanta Biswa Sarma, facendo riferimento all’“Era dell’elisir”, la visione di una “nuova India” da realizzare entro il 2047. Sarma ha aggiunto: “Il partito del Congresso sembra avere una forte avversione verso la parola Bharat. Sembra che il nome dell’alleanza India sia stato scelto intenzionalmente proprio con l’obiettivo d’indebolire l’idea del Bharat”.