Archiviata l’inchiesta sulla morte di Biagio Carabellò, operaio scomparso a Bologna nel 2015 all’età di 46 anni, i cui resti furono trovati il 23 marzo 2021 in un’area verde, in periferia. Lo ha deciso il gip Alberto Ziroldi, accogliendo la richiesta del pm Elena Caruso, che non ha rilevato elementi a carico dei due indagati per omicidio, cioè l’ex coinquilino e la donna che ereditò i beni della compagna grazie ad un testamento rivelatosi falso. Dalle intercettazioni sugli indagati non è emerso nulla, così come dagli accertamenti sul cellulare e sulla sim di Carabellò. Lo evidenzia il giudice, sottolineando anche che la consulenza medico legale non ha rilevato ferite.
Non sono emersi, infatti, segni certamente riconducibili ad una morte violenta di Biagio Carabellò. Invece, è emerso che al momento della morte il 46enne aveva molto probabilmente assunto eroina, ketamina e benzodiazepina. La dipendenza dalle sostanze stupefacenti e la depressione inducono a ritenere, secondo il gip, come “altamente probabile l’ipotesi del gesto volontario“. Se pure si ipotizzasse l’omicidio, “non vi è alcun elemento concreto che permetta di ricondurre tale evento alla condotta degli unici due indagati“.
LA FAMIGLIA: “CHIEDEREMO LA RIAPERTURA DEL CASO”
La famiglia, però, non crede all’ipotesi del suicidio e continua a sperare in nuove indagini in futuro. L’avvocato Barbara Iannuccelli, come riportato dal Corriere della Sera, ha ribadito che la famiglia di Biagio Carabellò “ha sempre creduto nella giustizia e sa bene che l’archiviazione è una buona forma di cautela per evitare che un processo finisca con un’assoluzione senza avere più la possibilità di portare di nuovo a processo quella persona assolta“. In ogni caso, l’intenzione è quella “di stimolare di più la coscienza di chi sa come si sono svolti i fatti e non ha mai parlato“.
Il legale ha confermato che verrà richiesta la riapertura del caso “al momento giusto” e “con questi nuovi elementi per fare avere a Biagio la giustizia che merita“. Invece, sono soddisfatti gli indagati. L’avvocato Marco Sciascio, che difende l’ex coinquilino di Biagio Carabellò, ha accolto “con soddisfazione l’ordinanza del Gip“, ma ribadito “che siamo sempre restati fiduciosi delle indagini e della loro conduzione da parte della dottoressa Elena Caruso (la pm, ndr) essendo certi che ogni aspetto è stato analizzato in maniera scrupolosa ed imparziale ad onor di giustizia“.