Il nome di Bianca Maria Scapardone potrebbe dire poco a molti, ma la sua storia sembra essere l’esempio di una femme fatale d’altri tempi, grazie alla sua capacità di sfruttare a suo favore il suo fascino. E’ vissuta nel 1500 ed era riuscita a unirsi in sposa a soli 14 anni ad Ermes Visconti (molto più anziano di lei), figlio dell’aristocratico Battista Visconti.



Il suo intento era chiaro, ovvero “liberarsi” il prima possibile di lui e ottenere le sue ricchezze. Obiettivo che lei ha poi effettivamente raggiunto nel momento in cui l’uomo è scomparso pochi anni dopo. Questa decisione non l’ha resa solo più avvenente agli occhi di eventuali corteggiatori, ma l’ha spinta a proseguire nella sua opera, alla ricerca di altri cuori da conquistare.



Bianca Maria Scapardone: una giovane donna avvenente e ambiziosa

Poco tempo dopo essere rimasta vedova, Bianca Maria si è sposata nuovamente, con il conte Renato di Challant (1502 – 1565), ricco proprietario di fondi terrieri. Queste nozze, però, sono durate pochissimo, pur avendole permesso di ottenere il nomignolo con cui oggi viene ricordata, quello di Contessa di Challant. Nel momento in cui i due hanno deciso di separarsi, lei si è trasferita a Pavia, dove ha avuto modo di dare sfogo alla sua vera ambizione, quella di trovare uomini ricchi da far cadere ai suoi piedi.

Il suo obiettivo viene raggiunto ancora con il conte Ardizzino Valperga, signore di Masino, nel Canavesano. Anche questo legame però non ha avuto lunga durata. Ma è stato poco dopo che è venuta fuori ulteriormente la sua personalità spietata: in seguito all’incontro con il bellissimo Roberto Sanseverino, lei gli chiede di eliminare Ardizzino, ritenuto scomodo. Al rifiuto di Sanseverino, lei ci riprova con Ardizzino, a cui fa la stessa richiesta. Ed è stato proprio questo episodio a ritorcersi contro di lei: i due, che erano grandi amici, decidono di abbandonarla al suo destino.



Non contenta, lei è arrivata a chiedere a un’altra sua conoscenza, don Pietro di Cardona, di uccidere il conte di Misino. Lui accetta e lo uccide, ma scatena la rabbia di Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro, che lo cattura e lo tortura fino alla morte. L’accaduto segna la fine per la Contessina, ritenuta la mandante e per questo decapitata a soli 26 anni.