AL VIA IL PROCESSO SULL’INCHIESTA “ANGELI E DEMONI”, GLI AFFIDI ILLECITI DI BIBBIANO

Scatta oggi nell’aula d’Assise del Tribunale di Reggio Emilia il processo “Angeli e Demoni” contro il presunto sistema di affidi illeciti di minori nella val d’Enza Reggiana, l’inchiesta divenuta un autentico caso mediatico attorno al paesino di Bibbiano.



Compariranno in Aula 17 imputati (sui 24 complessivi rinviati a giudizio) che hanno optato per il rito ordinario processuale: tra questi, spiccano i nomi di Federica Anghinolfi – l’ex responsabile dei servizi sociali dell’Unione dei Comuni della val d’Enza – e il sindaco Pd del Comune di Bibbiano, Andrea Carletti. Sono in tutto invece 32 le parti civili ammesse al processo “Angeli e Demoni”, tra cui si contano il Ministero della Giustizia, la Regione Emilia-Romagna e l’Unione dei Comuni val d’Enza. Presunti affidi illeciti, arresti, scontri politici e pure una commissione d’inchiesta parlamentare: il caso di Bibbiano dei presunti “bimbi rubati” alle famiglie, che ha tenuto milioni di italiani incollati a tv e giornali nell’estate 2019, arriva ora alla sua prima vera fase processuale dopo le sentenze “latere” già avvenute negli scorsi mesi. Probabilmente sarà centrale la deposizione maresciallo capo dei Carabinieri Giuseppe Milano, in forza al nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio Emilia, che svolse in prima persona le indagini note poi come “inchiesta Angeli e Demoni”. Durante la sua audizione presso la commissione parlamentare d’inchiesta, il militare ha raccontato nel dettaglio cosa si intendeva con i “fatti di Bibbiano” giunti ora a processo: «Nè l’indagine nè il processo hanno come oggetto la scienza o la psicoterapia (come sostenuto dall’imputato Claudio Foti, ndr) ma non possiamo pretendere di coprire sotto l’egida della psicoterapia delle condotte penalmente rilevanti e ritenere la scienza un esimente di tali condotte».



BIBBIANO, LE ACCUSE DELLA PM E LE SENTENZE GIÀ AVVENUTE

A colpire particolarmente il maresciallo Milano, nell’ultima fase delle indagini prima della formulazione delle prime ipotesi di reato, furono diversi fascicoli aperti sugli allontanamenti nel territorio reggiano: «mi colpirono anomale cadenze temporali. E cioè quasi in contemporanea si aprivano procedimenti penali in genere relativi a presunti maltrattamenti o abusi subiti dai minori. Ma, in prossimità di momenti giudiziali importanti come quello dell’archiviazione o dell’audizione del minore, perveniva una nuova relazione con un nuovo dichiarato del bambino».



E poi ancora i lunghi virgolettati assai sospetti con le presunte parole dei bambini, oltre ai report fatti con le “voci di paese”: il quadro descritto dal militare che ha indagato su Bibbiano e sulla Val d’Enza sarà al centro del processo aperto oggi presso il Tribunale di Reggio. La pm titolare Valentina Salvi ha formulato accuse per ipotesi di reato che vanno, a vario titolo, da frode processuale a depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d’uso. Nel novembre 2021, sempre tra i filoni d’inchiesta sui fatti di Bibbiano, erano arrivate le prime sentenze per chi invece aveva scelto il rito abbreviato: quattro anni di condanna al noto psicoterapeuta Claudio Foti del centro ‘Hansel&Gretel’ e assoluzione per l’assistente sociale Beatrice Benati (fonte ANSA). Furono invece prosciolte le funzionarie comunali Daniela Scrittore, Nadia Campani e Barbara Canei assieme alla psicoterapeuta Sarah Testa. In fase preliminare del processo, infine, l’altra assistente sociale Cinzia Magnarelli aveva patteggiato a un anno e 8 mesi.