Il processo sui finti abusi segnalati dai servizi sociali di Val d’Enza per togliere bambini a famiglie deboli e assegnarli a coppie ritenute più affidabili è cominciato. In attesa della sentenza sul cosiddetto caso Bibbiano, c’è già qualcosa di definito (e definitivo). I nove bambini, vittime delle false violenze sessuali, sono tutti tornati a casa dalle famiglie naturali. Merito del Tribunale dei Minori di Bologna che ha ricontrollato i dossier trovando le irregolarità. Ci sono poi le posizioni già definite all’udienza preliminare del novembre scorso: lo psicoterapeuta Claudio Foti del centro Hansel & Gretel, condannato per lesioni gravissime a 4 anni; non luogo a procedere per 5 dirigenti e impiegati dell’Unione; un’assistente sociale è stata assolta perché il fatto non sussiste, mentre un’ottava collega ha patteggiato un anno e otto mesi, con pena sospesa, nel rito abbreviato.
Il processo, però, è cominciato in salita perché, come segnalato dalla Gazzetta di Reggio, due dei tre magistrati giudicanti presto saranno trasferiti. Per Oliviero Mazza, avvocato di Federica Anghinolfi, presunta signora del “sistema Bibbiano” su cui gravano circa 100 capi d’accusa, ritiene che questa «incertezza» potrebbe «minare la serenità di giudizio». Il legale parla accusa l’esposizione della sua assistita «a una vergognosa gogna senza alcun rispetto della presunzione d’innocenza».
“DOCUMENTI FALSI E TESTIMONIANZE INVENTATE”
Tutto cominciò l’11 aprile 2018, con una telefonata ai nonni di una bambina, il “caso pilota” di Bibbiano. Dissero loro di non andarla a prendere da scuola, perché era stata trasferita. «Penseremo noi a tutto. Ma non starà più da voi», dissero loro. Giovanni, il nonno di quella bambina, ricorda ancora quella telefonata. A definirlo caso pilota fu il gip un anno dopo l’inchiesta: «Perché conteneva tutto: i documenti falsificati e le testimonianze inventate», spiega il signor Giovanni al Corriere della Sera. Il 70enne racconta che furono lui e sua moglie i primi a denunciare. «C’è chi poi osservò: noi potevamo permetterci le spese, difenderci dai soprusi. Altri no. Chissà, forse è vero». Di fatto, l’inchiesta dei carabinieri e della procura di Reggio partì subito. Quei due nonni furono anche denigrati dagli psicoterapeuti, accusati di non essersi accorti degli abusi (inesistenti) del nuovo compagno della madre, segnalati da un disegno (falso secondo una perizia richiesta della procura) in cui la bambina ritraeva le mani innaturalmente protese verso di lei.
Un falso disegno che bastò per togliere la bambina ai nonni e affidarla ad una coppia modenese ignara del sistema di Bibbiano. Dopo un calvario di nove mesi la bambina tornò dai nonni, la cui affidabilità fu dimostrata da una nuova perizia. Ora spesso la domenica si ritrovano anche con la famiglia affidataria, ma la vicenda resta uno choc anche per la piccola. Intanto Francesco Cattani, presidente e fondatore di ASFEM, e Tiziana Ciccone che ha raccolto molte segnalazioni dopo l’inchiesta Angeli e Demoni, avvertono: «Bibbiano è in tutta Italia, come dimostrano le indagini “accoglienza” nel Lunigiano, le 9 assistenti sociali sotto inchiesta a Bologna e tanti altri casi analoghi da Nord a Sud».