Giovedì 11 novembre è prevista la sentenza di primo grado sul “caso Bibbiano” – 55mila pagine di inchieste per presunti abusi sessuali e affidi illeciti nella zona della Val d’Enza, Reggio Emilia – con alla sbarra il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti e lo psicoterapeuta Claudio Foti titolare dello studio Hansel&Gretel. Con loro in tutto sono 24 gli indagati nella maxi inchiesta su Bibbiano “Angeli e Demoni”, anche se giovedì il giudice dell’udienza preliminare Dario De Luca dovrà pronunciarsi solo sul caso Foti, accusato di frode processuale e di lesioni gravissime per i suoi metodi psicanalitici.



Sono poi in ballo e dovranno essere valutate sempre giovedì i potenziali rinvii a giudizio degli altri 22 indagati che hanno optato per il rito abbreviato, a differenza di Foti. L’inchiesta nata nel maggio 2018 ma esplosa poi nell’estate 2019 aveva portato a misure cautelari e forti accuse ipotizzando un diffuso business sugli affidi dei minori, allontanati in maniera ingiusta dai genitori con storie considerate dagli inquirenti “inventate”, “falsificate” con perizie false,finti abusi”, “disegni manipolati con inesistenti riferimenti sessuali” ma anche «ore di sedute di psicoterapia, che sarebbero servite per suggestionare i piccoli, secondo gli schemi ben noti dello svelamento progressivo», riporta l’ANSA.



IL RIENTRO A CASA DEI 10 BIMBI DI BIBBIANO COINVOLTI

In attesa della prima sentenza sul “caso Bibbiano”, tutti e 10 i bimbi “protagonisti” della triste vicenda hanno fatto ritorno nelle proprie famiglie d’origine: lo hanno deciso 10 diverse sentenze del Tribunale dei Minori negli ultimi mesi. Secondo i 17 faldoni dell’inchiesta su Foti, gli indagati «omettevano di riferire circostanze positive», «Falsificavano la relazione», «Denigravano i genitori del minore». L’accusa è durissima con anche l’utilizzo del metodo “Neurotek Audioscan”, in pratica impulsi elettromagnetici per stimolare meglio i ricordi, divenuto anche a livello mediatico un vero e proprio “boomerang” per la posizione dei servizi sociali della Val d’Enza e dello psicoterapeuta Foti. «Il dottor Foti ha dato seguito a quanto disposto dal Tribunale dei Minori di Bologna perseguendo l’unica ed esclusiva finalità di portare avanti un trattamento del trauma, ascoltare le problematiche della paziente, rispettando le sue emozioni e i suoi bisogni…» è la difesa di Foti ribadita ancora prima della sentenza dall’avvocato difensore. Oggi intervistato da “La Stampa” è lo stesso esperto a manifestare tutta la sua innocenza: «Mi sento un uomo distrutto, un professionista finito. Il 95% del mio lavoro è sparito. Mi hanno fatto diventare il capo di una cupola che gestiva affidamenti. Prima mi cercavano, ora sono spariti tutti: giustamente nessuno vuole un convegno con il lupo di Bibbiano. La mia credibilità professionale, se non verrò assolto, è irreversibilmente danneggiata dal processo mediatico».

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