Ha infiammato la politica, poi il caso di Bibbiano è finito lontano dai riflettori. Ma dopo sette mesi di udienze, ecco la svolta: è stato chiesto il rinvio a giudizio per 23 indagati per il presunto giro di affidi illeciti di minori, cioè la vicenda dei bambini tolti ai genitori naturali in virtù di relazioni artefatte in cui si riportavano abusi e maltrattamenti, e poi sottoposti a sedute di psicoterapia gestite dall’associazione Hansel e Gretel. Nella tarda serata di giovedì, infatti, la Procura di Reggio ha confermato le accuse presentate già alla conclusione delle indagini preliminari, ma il pm Valentina Salvi ha ridotto da 24 a 23 il numero degli imputati che vuole portare a processo. A sorpresa, infatti, ha chiesto al giudice Dario De Luca il pieno proscioglimento per Nadia Campani, funzionaria dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza che comunque aveva avuto un ruolo marginale già nell’inchiesta che la vedeva accusata solo di abuso d’ufficio e falso ideologico. Invece lo psicologo Claudio Foti e l’assistente sociale Beatrice Benati, come riportato da La Verità, avevano chiesto nella penultima udienza che, in caso di rinvio a giudizio, venissero giudicati separatamente e con rito abbreviato.



Se le richieste dell’accusa venissero tutte accolte, finirebbero a processo per lo scandalo di Bibbiano 23 persone, tra cui il sindaco Pd Andrea Carletti, l’ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza Federica Anghinolfi e il suo braccio destro Francesco Monopoli, oltre alla psicologa Nadia Bolognini, moglie di Foti.



BIBBIANO, LE ACCUSE AL “GURU” CLAUDIO FOTI

La sorte di Claudio Foti e della moglie Nadia Bolognini potrebbe essere decisa già nella prossima udienza fissata il 3 giugno, mentre le altre sono state fissate all’11 e 17 giugno. Il giudice Dario De Luca dovrà decidere se mandare tutti a processo. Il 3 giugno però dovrebbe valutare in via preliminare la richiesta di Foti e dell’assistente sociale Beatrice Benati, per poi valutare le posizioni degli altri 21 imputati. Le due accuse principali che vengono mosse al fondatore del centro Hansel e Gretel, come riportato da La Verità, sono frode processuale e lesioni aggravate su una minore, perché secondo la Procura di Reggio avrebbe tratto in inganno i giudici che indagavano sui presunti abusi sessuali ai danni di una ragazzina, alterando il suo stato psicologico con sedute serrate di psicoterapia e inducendo in lei il falso convincimento «di essere stata abusata dal padre». Inoltre, è accusato di abuso d’ufficio perché il suo centro sarebbe stato scelto senza una corretta gara d’appalto. A sua volta il centro avrebbe ottenuto gratuitamente l’uso dei locali del centro La Cura e avrebbe percepito compensi «superiori a quelli di mercato» per le terapie somministrate.

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