Claudio Foti assolto definitivamente per il caso Bibbiano. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi del procuratore generale di Bologna e dell’imputato, pertanto la sentenza di assoluzione dello psicoterapeuta dai reati di abuso di ufficio, per non aver commesso il fatto, e di lesioni gravi, perché il fatto non sussiste, è irrevocabile. Foti aveva scelto il rito abbreviato per il procedimento sui presunti affidi illeciti nella Val d’Enza reggiana. A tal proposito, nel frattempo prosegue al tribunale di Reggio Emilia il processo con rito ordinario che vede imputate 17 persone, tra cui il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti.



«Mi sento finalmente liberato da un peso enorme», il commento di Claudio Foti, come riportato dall’Ansa. Lo psicoterapeuta parla di «anni difficili» in cui ha dovuto «lottare contro l’ingiustizia di una accusa che non aveva alcun fondamento. In questi anni sono stato sopraffatto da una gogna spietata». Quindi, ringrazia i giudici della Corte d’appello e della Cassazione «che hanno saputo riconoscere il grave errore. Ora è il tempo di ripartire».



“ACCUSATO SULLA BASE DI UNA CONSULENZA INAFFIDABILE”

«La Cassazione ha posto la parola fine alla leggenda mediatico politico giudiziaria più clamorosa degli ultimi anni», aggiunge l’avvocato Luca Bauccio, legale di Claudio Foti. Con l’assoluzione definitiva del suo assistito «è stata smascherata una mostruosa macchina del fango costruita per finalità che non hanno nulla a che fare con i minori e con la giustizia». Il difensore aggiunge che la gogna mediatica a cui è stato sottoposto Foti è stata «spietata» e che il suo assistito «è stato accusato sulla base di una consulenza tecnica completamente destituita di fondamento scientifico e giudicata inaffidabile».



Come riportato dall’Ansa, l’avvocato Bauccio ribadisce che «non vi era alcun legame tra la sua psicoterapia e la presunta malattia di una ragazza. E la diagnosi della malattia era stata fatta senza il rispetto delle regole più elementari». Ora comunque è soddisfatto per come si è conclusa la vicenda. «Giustizia è fatta. Ora bisognerà ricostruire una vita e una professione travolti da una accusa profondamente ingiusta e immotivata».

IL PERCORSO PROCESSUALE DI CLAUDIO FOTI

Finisce così l’incubo giudiziario di Claudio Foti, psicoterapeuta del caso “Angeli e Demoni”, che era finito a processo con l’accusa di aver causato un disturbo borderline in una sua paziente all’epoca 17enne. Si era rivolta a lui per gli abusi subiti durante l’infanzia e l’adolescenza. Il processo, come ricostruito da Il Dubbio, è arrivato in Cassazione dopo l’assoluzione della Corte d’Appello di Bologna, che aveva smontato l’impianto accusatorio e la sentenza di primo grado, puntando il dito contro la perizia che aveva certificato il disturbo borderline provocato, per l’accusa, dalla terapia di Foti nella paziente, per giunta con dolo. Per i giudici d’appello, la consulenza che attribuiva a Foti la responsabilità di aver causato un disturbo borderline nella giovane paziente è generica e senza basi scientifiche. Quindi, Foti non avrebbe causato alcun disturbo alla paziente, né avrebbe concorso nell’abuso d’ufficio contestato per l’affidamento del servizio di psicoterapia. Infine, come già chiarito in primo grado, non avrebbe neppure tentato di frodare l’autorità giudiziaria. Per la quarta sezione della Corte d’Appello di Bologna l’accusa di lesioni partiva da una convinzione fondata sul nulla.