CLAUDIO FOTI CONDANNATO A 4 ANNI
Claudio Foti è stato condannato a 4 anni nel rito abbreviato per la vicenda degli affidi illeciti di Bibbiano: la prima sentenza sull’intero caso della Val d’Enza “sconta” due anni rispetto ai 6 che aveva chiesto l’accusa nell’ultima requisitoria del processo. Foti è stato ritenuto no colpevole di aver “alterato psichicamente” una paziente e per questo ha preso 4 e non i 6 anni inizialmente richiesti: è stata invece assolta l’assistente sociale Beatrice Benati.
Rinviato a giudizio per abuso d’ufficio ma prosciolto per falso, il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (Pd): il processo dovrà dunque verificare se vi sia stata qualche illegittimità amministrativa nell’affidamento dell’appalto riguardante il servizio terapeutico di cura dei minori da parte dell’Unione dei Comuni. Tra le prime reazioni alla sentenza su Bibbiano, gli avvocati difensori di Foti Girolamo Andrea Cuffari e Giuseppe Rossodivita all’Adnkronos dichiarano: «una sentenza per noi totalmente inaspettata, non avremmo scelto il rito abbreviato se le carte delle indagini avessero lasciato presupporre una condanna. La situazione ambientale di questo tribunale evidentemente è stata fortemente condizionata dal processo mediatico e ovviamente faremo appello. Continuiamo ad avere fiducia nella giustizia e nel fatto che viviamo in uno stato di diritto». Non solo, per i legali difensori il loro assistito «è assolutamente estraneo e innocente, il trattamento avuto nei suoi confronti ricorda quello riservato a Enzo Tortora, poi assolto in Corte d’Appello»; la sentenza viene considerata dalla difesa come insensata dal punto di vista giuridico, «ha un carattere ideologico. La psicoterapia è stata definita eccellente, questo processo è stato paragonato in una perizia a quello di Galileo Galilei perché è stata messa sul banco degli imputati la psicoterapia del trauma». Foti secondo questa prima sentenza in rito abbreviato avrebbe provocato «disturbi depressivi in un ragazzina all’epoca 17enne che sottopose a terapia tra 2016 e 2017, tramite domande definite “suggestive”». Commenta ancora lo psicoterapeuta, «credo sia stata criminalizzata la psicoterapia del dramma».
TUTTE LE ALTRE DECISIONI DEL GUP
Oltre alla condanna a 4 anni (per lesioni e abuso d’ufficio) a Claudio Foti e alla assoluzione piena per Beatrice Benati (il fatto non sussiste), la prima giornata di sentenze sul caso Bibbiano vede altre importanti decisioni prese dal gup di Reggio Emilia.
Oltre infatti al sindaco Carletti, vengono rinviati a giudizio altrui 16 indagati per l’inchiesta “Angeli e Demoni”: Federica Anghinolfi, Francesco Monopoli, Sara Gibertini, Marietta Veltri, Paolo Colli, Annalisa Scalabrini, Nadia Bolognini, Imelda Bonaretti, Federica Alfieri, Valentina Ucchino, Flaviana Murru, Katia Guidetti, Maria Vittoria Masdea, Fadia Bassmaji, Daniela Bodogni, Cinzia Prudente. Sono invece stati archiviati, disponendo il non luogo a procedere: Nadia Campani, Sarah Testa, Barbara Canei, Attilio Mattioli, Daniele Scrittore.
ATTESA PRIMA SENTENZA SUL CASO BIBBIANO
È attesa per oggi la prima sentenza sul “caso” Bibbiano, i presunti abusi sessuali e affidi illeciti nella zona della Val d’Enza a Reggio Emilia: alla sbarra lo psicoterapeuta Claudio Foti, titolare dello studio “Hansel& Gretel” e accusato di frode processuale e lesioni gravissime per i suoi presunti metodi psicanalitici con i bambini sottratti alle famiglie d’origine.
L’inchiesta su Bibbiano è nata nel maggio 2018 ma esplosa poi nell’estate 2019 con echi politici roboanti a livello nazionale (sul finire del Governo Conte-1 e con il nascere del Conte-bis): aveva portato a misure cautelari e forti accuse ipotizzando un diffuso business sugli affidi dei minori, allontanati in maniera ingiusta dai genitori con storie considerate dagli inquirenti “inventate”, “falsificate” con perizie false, “finti abusi”, “disegni manipolati con inesistenti riferimenti sessuali”. Non solo, anche presunte «ore di sedute di psicoterapia, che sarebbero servite per suggestionare i piccoli, secondo gli schemi ben noti dello svelamento progressivo», si legge nelle carte pubblicate nei giorni scorsi da ANSA. 6 anni sono stati richiesti contro Foti, con il giudice Dario De Luca che oggi pomeriggio dovrà procedere con la prima sentenza (rito abbreviato), una seconda (sul ruolo di Beatrice Benati, assistente sociale) oltre a pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio per altri 22 indagati sull’inchiesta “Angeli e Demoni”. Nella requisitoria durata sette ore, il pm ha tuonato contro lo psicoterapeuta parlando di «profitto realizzato sulla pelle dei bambini», con riferimento ai costi delle terapie eseguite da Foti, più alte della media. L’imputato si è invece sempre proclamato innocente, definendo ‘falsità’ tutte le accuse ricevute: «Il dottor Foti ha dato seguito a quanto disposto dal Tribunale dei Minori di Bologna perseguendo l’unica ed esclusiva finalità di portare avanti un trattamento del trauma, ascoltare le problematiche della paziente, rispettando le sue emozioni e i suoi bisogni…», spiega il suo avvocato. Intervistato da “La Stampa”, lo stesso Foti confessa «Mi sento un uomo distrutto, un professionista finito. Il 95% del mio lavoro è sparito. Mi hanno fatto diventare il capo di una cupola che gestiva affidamenti».
PARLA UNA DELLE MAMME DI BIBBIANO
Il punto di partenza dell’intera vicenda di Bibbiano è il riconoscere di presunti abusi sessuali subiti da diversi bambini nelle proprie famiglie d’origine nella Val d’Enza: l’accusa invece vede in quel modus operandi di Foti, Anghinolfi (ex responsabile del Servizio minori nella Val d’Enza) e dello stesso sindaco di Bibbiano Carletti, una “lettura” sbagliata di segni e simboli che hanno generato il distacco immediato di quei bambini dalle famiglie e gli affidi successivi (considerati illeciti dall’accusa). E poi ancora, relazioni false, pressioni psicologiche e confessioni di abusi estorte e non chiare: il carico di accuse contro alcuni dei responsabili dei servizi sociali per i minori è enorme, ma occorre capire se l’intera inchiesta sia costruita su poche e insufficienti prove o se invece vi sia una prima di tante sentenze contro i vari protagonisti di questa triste e drammatica vicenda (i pm hanno escluso un “sistema Bibbiano-Val d’Enza” in fase di indagine). Nel frattempo, all’Adnkronos, ha parlato una delle mamme di quei bambini strappati anni fa dai servizi sociali e affidati ad altre famiglie (ora tutti e 10 i bimbi del processo sono tornate dalle famiglie d’origine, ndr): «Ci hanno tolto nostro figlio il 18 luglio 2013, aveva due anni e mezzo. Per otto anni io e mio marito lo abbiamo potuto vedere in modalità protetta per un’ora ogni due mesi. Incontri sorvegliati, registrati, alla fine dei quali eravamo tenuti a congedarci dicendogli che mamma e papà dovevano salutarlo per andare a scuola, per imparare ad essere bravi genitori. Bibbiano ha scoperchiato un vaso di Pandora, ma gli affidi illeciti e le prepotenze di assistenti sociali senza scrupoli hanno origini ben più lontane nel tempo», sentenzia Sonia Cecchinato, una delle mamme di quegli “angeli” strappati dai presunti “demoni” di Bibbiano.