Ricorso in Cassazione della procura generale di Bologna contro l’assoluzione in appello di Claudio Foti, lo psicologo coinvolto nel caso dei presunti affidi illeciti dei bambini di Bibbiano. Il fondatore del Centro Hansel & Gretel di Moncalieri dal 2021 ha scelto di essere giudicato in un processo con rito abbreviato e separato dagli altri 17 imputati, fermi ancora al primo grado al tribunale di Reggio Emilia. Il sostituto procuratore generale Massimiliano Rossi e il pm Valentina Salvi hanno depositato 69 pagine contro la sentenza con cui lo scorso 6 giugno la Corte d’appello di Bologna ha assolto Foti dai due reati che gli venivano contestati: le gravi lesioni psicologiche inferte ad un’adolescente problematica affidata ai servizi sociali e il concorso nell’abuso di ufficio con cui il Comune di Bibbiano aveva attribuito senza alcuna gara il servizio di psicoterapia infantile al suo centro, garantendo incassi per oltre 182mila euro.
Il processo di primo grado si concluse male per lo psicologo, condannato a 4 anni di carcere, 2 di sospensione dalla professione e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Il processo d’appello, però, ha ribaltato tutto quattro mesi fa: Claudio Foti è stato assolto dalle lesioni gravi «perché il fatto non sussiste», perché la situazione mentale della ragazza era «critica» già prima della terapia, e dal concorso nell’abuso di ufficio «per non aver commesso il fatto», in quanto anche se il reato effettivamente è stato realizzato, «in pieno spregio della normativa in materia di appalti», lo psicologo non vi avrebbe partecipato.
FOTI ASSOLTO IN APPELLO: RICORSO PG IN CASSAZIONE
Ma nel ricorso in Cassazione, evidenzia La Verità, l’accusa contesta la doppia assoluzione per una serie di «contraddittorietà e d’illogicità», e il «travisamento dei fatti per l’omessa valutazione di specifici elementi di prova». Per quanto riguarda l’assoluzione di Claudio Foti dal concorso in abuso d’ufficio, la Corte d’appello avrebbe omesso la valutazione di atti d’indagine da cui «in maniera chiara e inequivocabile» emergono «i rapporti affaristici e di collusione» tra lo stesso Foti e altri imputati nel processo ordinario, come l’ex responsabile dei servizi sociali di Bibbiano, Federica Anghinolfi, e il sindaco Andrea Carletti del Pd. L’accusa obietta che, se davvero per i giudici d’appello è «fondamentale per l’esistenza del sistema illecito la fatturazione delle psicoterapie a soggetti fittiziamente interposti», e se davvero Foti ha reso «possibile l’esistenza stessa di quel sistema, emettendo consapevolmente le fatture a quei soggetti», allora l’assoluzione è «una contraddizione in termini».
La corte d’appello, inoltre, non ha tenuto conto che Claudio Foti, insieme a Federica Anghinolfi e gli altri imputati, facevano parte della stessa associazione “Rompere il silenzio”, descritta come «finalizzata alla creazione di una comunità per minori vittime di presunti abusi e maltrattamenti, da crearsi nel Comune di Bibbiano su espressa richiesta del sindaco Andrea Carletti», con tariffe giornaliere da «251 euro a bambino». Come riportato da La Verità, dalla documentazione sequestrata emerge che per tale progetto Foti prevedeva introiti importanti e s’era ritagliato anche uno stipendio di 3mila euro più Iva al mese.
PERCHÈ PG BOLOGNA CONTESTA ASSOLUZIONE DA LESIONI
Il ricorso della procura generale di Bologna contesta anche l’assoluzione di Claudio Foti dall’imputazione per le gravi lesioni inferte ad una ragazza, sua paziente, perché i giudici d’appello avrebbero ignorato la lunga audizione della consulente dell’accusa e perfino le testimonianze della vittima stessa. Ad esempio, la consulente in aula aveva spiegato che, se pure la terapia di Foti non era stata la prima causa dei disturbi psicologici della ragazza, di certo li aveva peggiorati drasticamente, convincendola falsamente di essere stata abusata dal padre e di non essere stata protetta dalla madre. Inoltre, la ragazza ha dichiarato di non aver iniziato ad assumere droghe pesanti prima della psicoterapia con Foti, al contrario di quanto stabilito dai giudici d’appello, ma solo a partire dal 2017, quindi dopo un anno d’incontri con lo psicologo, e proprio «per affrontare i tremendi falsi ricordi che le erano stati inculcati».