È un netto cambio di strategia quello messo in campo dall’uscente amministrazione USA guidata – almeno fino all’insediamento di Donald Trump previsto per la fine di gennaio – da Joe Biden che avrebbe dato il via libera tanto atteso dall’Ucraina all’uso dei missili a lungo raggio della famiglia ATACMS: si tratta di armi sofisticatissime e che avrebbero potuto (forse qualche mese fa) imprimere un cambiamento strategico importante alla guerra che da tre anni flagella il territorio di Kiev; ma allo stato attuale non sarebbe arrivata nessuna conferma né dall’entourage di Biden, né da quello dell’ucraino Zelensky.



Prima di arrivare alla novità anticipata dal New York Times che avrebbe avuto di modo di parlarne con fonti anonime vicine a questo tipo di discussioni (e confermata da altre fonti ad altri quotidiani, come NPR) vale la pena ricordare che da diversi a mesi a questa parte i missili a lungo raggio sono finiti più volte protagonisti delle – forse pressanti – richieste da parte di Zelensky: il fulcro era la possibilità di utilizzarli anche sul territorio russo per colpire le infrastrutture critiche che riforniscono l’esercito e per difendere la primissima linea del fronte.



Cosa c’è dietro al via libera di Biden all’uso dei missili a lungo raggio: le ipotesi dall’insediamento di Trump alla Corea del Nord

Dopo mesi di reticenza da parte della Casa Bianca e con alcuni partner (come il Regno Unito) che erano pronti a concedere l’autorizzazione al minimo cenno di assenso da parte di Biden, la questione sembrava essere ormai definitamente archiviata; tutto fino a questo momento in cui il titolare uscente della presidenza USA sembra aver cambiato idea, forse – dice qualcuno – proprio a causa dei timori sul futuro dell’Ucraina dopo l’insediamento di Trump che ha già promesso di porre fine alla guerra già a gennaio e che si ipotizza potrebbe intavolare una trattativa a favore della Russia, oltre ad aver più volte criticato i soldi spesi dal predecessore in uno sforzo bellico lontano dagli interessi statunitensi.



D’altra parte non va dimenticato che dietro all’autorizzazione all’uso dei missili a lungo raggio potrebbe anche nascondersi una sorta di ritorsione nei confronti della Corea del Nord che ad ottobre ha iniziato ad ammassare soldati in Russia per aiutare lo sforzo bellico del Cremlino nella regione di Kursk: proprio qui da diversi mesi a questa parte i soldati ucraini sono protagonisti di un’incursione che mirava (senza successo) ad indebolire il fronte ucraino costringendo i contingenti russi a tornare sui loro passi; e da quanto trapela – forse non a caso – è proprio a Kursk che gli ucraini potranno utilizzare i missili statunitensi.