Joe Biden cambia strategia contro il Covid? Questo è il grande interrogativo che rimbalza direttamente dagli Stati Uniti d’America e trova spazio sulle colonne del “New York Times”. Il quotidiano a stelle e strisce evidenzia che il comitato consultivo di esperti sanitari che ha preceduto il suo insediamento ha continuato a riunirsi su Zoom e sei di questi ex consiglieri hanno deciso di pubblicare tre articoli sul “Journal of the American Medical Association”, chiedendo al numero uno americano di adottare una strategia pandemica interna completamente nuova, orientata alla convivenza col virus.
Gli esperti sostengono che la prima cosa che l’amministrazione Biden deve fare è avere una visione più ampia, riconoscendo che il Covid-19 intende restare e non scomparirà. Ora, con la variante Omicron che alimenta una nuova drammatica ondata, gli Stati Uniti devono evitare di rimanere bloccati in un perpetuo stato di emergenza: ecco allora che a ogni cittadino deve essere garantito l’accesso ai tamponi a basso costo, che bisogna investire sui vaccini Covid di nuova generazione (aggiornati contro le varianti e somministrati sotto forma di cerotto o spray), su un vaccino universale contro tutti i Coronavirus del mondo e sulle infrastrutture proprie della sanità pubblica.
JOE BIDEN E LA STRATEGIA ANTI-COVID: LE MASCHERINE FFP2…
Gli autori delle pubblicazioni hanno rimarcato poi l’importanza della vaccinazione anche per gli studenti, specificando che le mascherine FFP2 dovrebbero essere rese gratuite e disponibili per tutti gli americani, così come i trattamenti orali per Covid. È stata anche richiesta un’ampia piattaforma elettronica di certificazione dei vaccini, a cui fino a questo momento il signor Biden si è opposto. “Pensiamo che ci sia ancora molto lavoro da fare”, ha affermato al “New York Times” il dottor Rick Bright, amministratore delegato del Rockefeller Foundation’s Pandemic Prevention Institute.
“L’ultima cosa che ho detto da consigliere – ha concluso – è che i nostri vaccini diventeranno più deboli e alla fine falliranno. Ora dobbiamo prepararci per le varianti, dobbiamo mettere in atto un piano per aggiornare continuamente i nostri sieri, la nostra diagnostica e la nostra genomica in modo da poterci fare trovare pronti all’arrivo di queste mutazioni”.