LA RIUNIONE “SEGRETA” DEL PARTITO DEMOCRATICO USA PER CHIEDERE (UFFICIOSAMENTE) IL RITIRO DI JOE BIDEN
Chi ha descritto l’ultima riunione avvenuta mercoledì 10 luglio con i vertici del Partito Democratico Usa non usa mezzi termini: «Accuse, lacrime, clamorose marce indietro e, soprattutto, un nulla di fatto alla riunione dei parlamentari democratici che per quasi due ore questa mattina hanno discusso sulla candidatura di Biden alla Casa Bianca». Così parla l’insider Dem al Washington Post l’indomani della clamorosa lettera di George Clooney (con l’avvallo di Barack Obama) in cui chiede ufficialmente al Presidente Usa di fare un passo indietro ritirandosi dalla campagna verso le Elezioni Presidenziali del 5 novembre 2024.
Un autentico caos dove il risultato resta un nulla di fatto visto che per il momento Biden resta in sella cercando di resistere verso la convention Dem di fine luglio: una “sella” però che inizia ad essere alquanto scomoda, con i “cavalli” sempre più imbizzarriti e che da ogni parte chiedono un cambio di rotto per il Presidente considerato ormai destinato ad un decadimento cognitivo ulteriore per l’età ed eventuali malanni ancora non riconosciuti ufficialmente (ma evidenti tutte le uscite pubbliche in cui non vi è un rigido spartito da seguire). Dal NYT al WP, i media liberal ogni giorno ormai ospitano editoriali sul ritiro dovuto di Biden, il tutto (come vi abbiamo spiegato qui) non subito dopo il dibattito disastroso con Trump sulla CNN ma dopo i sondaggi che hanno dato per spacciata la corsa del Presidente Dem contro il leader GOP. Addirittura per le fonti dirette della Casa Bianca riportate dal Washington Post nella riunione a !porte chiuse” dei parlamentari Dem sarebbe stato chiesto al Presidente le prove convincenti che possa ancora imporsi contro Donald Trump: le defezioni iniziano ad essere molte e i vertici del partito, da Nancy Pelosi fino a Chuck Schumer, temono che un lungo tira e molla tra la base e la Casa Bianca non farà che peggiorare i consensi dell’elettorato già piuttosto sconvolto da questi ultimi mesi di campagna elettorale “sui generis”.
“PER LE DONAZIONI È UN DISASTRO”: NUOVO CAOS TRA I DEM. DOPO CLOONEY UN SENATORE: “BIDEN SI RITIRI PER IL BENE DEL PAESE”
Secondo le ultime notizie raccolte Oltre Oceano, sarebbero addirittura 10 i rappresentanti del Partito Democratico Usa che sono intervenuti ufficialmente per chiedere il ritiro dalla corsa presidenziale per Joe Biden, con un conseguenza immediata che nelle campagne elettorali made in Usa è tutt’altro che un fattore secondario: «Gran parte dei donatori Dem hanno già congelato i finanziamenti per la sua campagna elettorale». Secondo una fonte riportata oggi dalla NBC (che annunciato per lunedì prossimo l’intervista a tu per tu con il Presidente Biden), la campagna presidenziale sarebbe in pericolo proprio per lo stop di molti finanziatori, come ha preannunciato anche lo stesso George Clooney nella sua lettera sul NYT di mercoledì: «E’ un disastro», ripetono in coro da Washington, tanto per i fondi “bloccati” quanto perché la sconfitta di Biden contro Trump porterebbe grandi squilibri anche nel Congresso.
Punti sul “vivo”, i parlamentari americani sul fronte Dem iniziano a smarcarsi da Biden e così arriva l’appello del senatore Peter Welch che ammette, «rispetto profondamente il Presidente, ma per il bene del Paese deve ritirarsi». Come già fatto intendere da Pelosi, ora forse anche Schumer potrebbe “scaricare” l’ex n.2 di Barack Obama, specie se i donatori del Partito dovessero in coro decidere di interrompere i finanziamenti fino all’avvicendamento con Kamala Harris, Michelle Obama o addirittura una carta “nuova”. Ultima “stangata” contro Biden è giunta sempre dal mondo liberal con l’indiscrezione riportata (e non smentita) da “Politico” in merito all’appello di Clooney: secondo infatti la rivista Usa, l’attore avrebbe chiamato l’amico Barack Obama annunciando l’imminente lettera “contro” Biden e, sebbene l’ex Presidente non lo abbia incoraggiato non lo ha neanche intimato di fermarsi. Il castello attorno a Biden sembra crollare ogni giorno di più ma il tempo stringe e le alternative da scegliere contro Trump non sembrano poi più così molte.