I funzionari di Joe Biden non possono incontrare i dirigenti delle società di social media, dopo che un tribunale ha deciso che ci sono prove del tentativo da parte della Casa Bianca di sopprimere la libertà di parola durante la pandemia Covid. Il divieto è temporaneo, ma la decisione è significativa. Un giudice, infatti, ha riconosciuto che l’amministrazione Biden e la stessa Casa Bianca si sarebbe impegnata in un tentativo «massiccio» di impedire agli americani di mettere in dubbio online l’efficacia dei vaccini Covid. L’ingiunzione arriva ad un mese dalla notizia che i ministri britannici avevano istituito un’unità di contro-disinformazione, usata per colpire i detrattori del lockdown e coloro che mettevano in discussione la campagna vaccinale sui bambini.



Il governo britannico avrebbe usato una società di intelligenza artificiale per monitorare i siti dei social media e segnalare l’opposizione ai green pass. Ora è il presidente Usa a finire nel mirino. I procuratori degli Stati repubblicani della Louisiana e del Missouri hanno intentato la causa e accusato il governo federale di essere coinvolto in una «impresa di censura». Inoltre, sostengono che l’amministrazione Biden abbia violato il Primo Emendamento cercando di bloccare gli utenti dei social media che esercitano il loro diritto alla libertà di parola.



“PROVE DI UN MASSICCIO SFORZO DI CENSURA”

Migliaia di comunicazioni tra funzionari governativi e aziende tecnologiche durante la pandemia Covid sono state raccolte e allegate nella causa, nota come Missouri v. Biden. Il giudice Terry Doughty, nominato durante l’amministrazione di Donald Trump, ha emesso un’ingiunzione che impedisce ai funzionari di Biden di parlare con le società di social media. Inoltre, vieta ai dipartimenti governativi di contattare le società di social media allo «scopo di sollecitare, incoraggiare, fare pressioni o indurre in qualsiasi modo la rimozione, la cancellazione, la soppressione o la riduzione di contenuti contenenti libertà di parola protetta».



Ma il giudice non ha ancora emesso una sentenza definitiva sul caso. Comunque, i procuratori generali della Louisiana e del Missouri, a detta del giudice, hanno «prodotto prove di un massiccio sforzo da parte degli imputati, dalla Casa Bianca alle agenzie federali, per sopprimere il discorso in base al suo contenuto». I repubblicani sostengono che l’amministrazione Biden abbia «costretto» le aziende tecnologiche a «chiudere il dibattito» durante la pandemia. La Casa Bianca, Google o Facebook non hanno rilasciato alcun commento immediato sull’ingiunzione.