Garry Kasparov, Presidente della Renew Democracy Initiative e cofondatore del Russian Action Committee, ha pubblicato un intervento sulla Stampa parlando degli errori commessi da Joe Biden sia nella guerra in Ucraina, che in quella a Gaza, tra Israele e Hamas. Sottolinea, infatti, che “nel orso degli ultimi tre anni l’amministrazione americana è incappata in errori madornali, passando da un disastro geopolitico all’altro”.



In particolare, gli errori dell’amministrazione Biden secondo Kasparov sono da imputare a “William Burns, direttore della Central Intelligence Agency, e Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” che dopo aver “perso l’Afghanistan, hanno abbandonato l’Ucraina alla Russia. Adesso, sono stati messi fuori gioco anche dall’Iran”. In particolare, i due consiglieri di politica estera dell’amministrazione Biden secondo l’analisi di Kasparov, “non riescono a rendersi contro che siamo in guerra, un’unica guerra contro dittature e terroristi. Proprio quando le forze armate russe stavano iniziando a perdere terreno in Ucraina, Hamas ha attaccato Israele” e seppur creda alle coincidenze, “credo anche nel Kgb. Fino a quando non sconfiggeremo Vladimir Putin, continueremo ad aprire nuovi fronti in questa sua guerra contro l’America e l’ordine mondiale“.



Kasparov: “Biden deve licenziare Burns e Sullivan ed ammettere che siamo in guerra”

Secondo Kasparov l’amministrazione Biden ha commesso un grande errore decidendo di “temporeggiare. Se avesse procurato all’Ucraina il sistema missilistico Atacms, gli F-16 e i carri armati fin dal primo giorno, avrebbero sconfitto l’esercito russo. Invece, Burns e Sullivan temevano il caos potenziale di una sconfitta della Russia più di quanto temessero la distruzione dell’Ucraina”, con l’esito di concedere ai russi il tempo di barricarsi, rendendo sempre più complicata la controffensiva di Kiev.



Un intervento deciso e rapido da parte dell’amministrazione Biden, spiega ancora Kasparov, “sarebbe servito ad ammonire ogni altro dittatore che gli USA non sono una tigre di carta”, ma la decisione di temporeggiare ha fatto sì che “gli sciagurati intermediari americani ottengano proprio quello che paventavano maggiormente: dittatori ringalluzziti e caos dilagante“. Ora, conclude il suo pensiero Kasparov, all’amministrazione Biden non rimangono che due cose da fare: “licenziare Burns e Sullivan e scegliere una nuova squadra di addetti alla politica estera che capiscano il concetto di deterrenza”, ma anche ammettere che “siamo in guerra [per] dare finalmente ai nostri alleati il sostegno di cui hanno bisogno”.