Sembra sempre più concreta la possibilità che la Russia invada l’Ucraina da qui a breve, e ne è convinto in particolare il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Ieri, uscendo allo scoperto, ha fatto sapere che a breve verranno inviate delle truppe americane nell’Europa dell’est, chiaro indizio di come la situazione sia incandescente. “Sposterò delle truppe nell’Europa dell’Est e nei paesi della Nato a breve”, sono le parole del Commander in chief rilasciate nelle scorse ore ai giornalisti della Joint Base Andrew, dopo un viaggio a Pittsburgh, stando a quanto scrive l’Adnkronos citando The Hill.



Biden ha comunque fatto sapere che le truppe non saranno “troppe”, e in base a quanto emerso il Pentagono avrebbe messo in allerta 8.500 soldati proprio per un potenziale dispiegamento nell’Europa orientale. Il rischio di un’invasione russa dell’ucraina resta molto alto, e lo si capisce anche dall’avvertimento sempre di Biden al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, circa una possibilità concreta per il mese di febbraio.



BIDEN SULLA CRISI RUSSIA-UCRAINA: IL PARERE DI STOLTENBERG E MARK MILLEY

Nel contempo lo stesso Zelensky ha invitato l’occidente a non scatenare “il panico” nella crisi con la vicina Russia. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato ha aggiunto: “La Russia sta continuando ad ammassare unità militari” al confine con l’Ucraina ma anche in Bielorussia, “noi stiamo lavorando al meglio per una soluzione diplomatica ma siamo preparati al peggio”, mentre Mark Milley, capo dello stato maggiore congiunto Usa, ha invitato la Russia “a ritirarsi” dai confini ucraini e a “seguire la via diplomatica”, spiegando poi che “Il successo qui è attraverso il dialogo”.



Mosca ha risposto vietando l’ingresso nel Paese a funzionari dell’Unione Europea, così come reso noto da un apposito comunicato in cui viene specificato che si è trattato di una risposta ad una politica di “assurde restrizioni unilaterali” da parte di Bruxelles. Fra coloro che non sono potuti entrare in Russia, spiega ancora Mosca, vi sarebbero funzionari di alcuni Paesi dell’Ue che sono “personalmente responsabili della diffusione della politica anti-russa”.