Una manovra “monstre”, senza precedenti dai tempi della Seconda Guerra Mondiale: è quella presentata da Joe Biden. Il budget federale degli Stati Uniti d’America è da 6000 miliardi di dollari: 2300 miliardi sono destinati alle infrastrutture, 1800 miliardi alle famiglie, altri 1500 miliardi per finanziarie le varie agenzie federali e altre risorse anche per la Difesa. Una legge di bilancio che non può non far pensare al ritorno corposo dello Stato nell’economia quella varata dal presidente Democratico, nata con l’obiettivo conclamato di “reinventare” l’economia a stelle e strisce rendendola più competitiva. Il rischio? Far crescere il deficit e il debito pubblico a livelli record, senza dimenticare l’inflazione. Biden ha lanciato la sfida: “Non possiamo ritornare semplicemente a come erano prima le cose, dobbiamo cogliere il momento per reimmaginare e ricostruire l’economia americana“.
BIDEN, MANOVRA DA 6000 MILIARDI DI DOLLARI
Per coprire questa manovra da 6000 miliardi di dollari, l’amministrazione Biden ha pensato una netta cesura rispetto a quella di Donald Trump. Via il taglio delle tasse sulle imprese con la reintroduzione del prelievo sugli utili societari al 28%, cui va ad aggiungersi una global minimum tax al 15% sui profitti realizzati all’estero dalle multinazionali. Biden colpirà pesantemente anche i più ricchi, reintroducendo l’aliquota Irpef sullo scaglione più alto dei redditi al 40%. E’ certo che su questo tema si giocherà buona parte della campagna delle elezioni di Midterm del prossimo anno, con i Repubblicani già sulle barricate per difendere lo zoccolo duro del loro elettorato, contrario non solo alla stangata su imprese e ricchi, ma anche ad un’eccessiva spesa pubblica. Biden però non arretra e mostra di puntare forte al rilancio della middle class che ha fatto grande l’America: “Dobbiamo nuovamente collegare il successo della nostra economia con la gente che produce questo successo, gli infaticabili lavoratori americani. Questo legame è stato spezzato“, ha detto, ponendo l’accento sulla necessità di un aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora. “Non è possibile che l’unica misura del nostro successo economico siano i profitti del mercato azionario o le retribuzioni dei manager. Per me l’unica cosa che conta è come stanno le famiglie dei lavoratori. Nessuno dovrebbe lavorare 40 ore alla settimana e vivere sotto la soglia della povertà“.