Francis Fukuyama è un politologo americano molto famoso per essere l’autore del saggio “La fine della storia”, oltre che teorico della vittoria della democrazia liberale: davanti all’ipotesi ormai più che probabile che Joe Biden trionfi alle Elezioni Usa 2020, per il professore la lettura che Europa e Cina dovranno fare del cambio di inquilino alla Casa Bianca dovrà essere tutt’altro che “entusiasta”. «Ue tifava per Biden? Fossi negli europei eviterei facili entusiasmi, soprattutto eviterei di fare affidamento sugli Stati Uniti. Meglio che l’ Europa si attrezzi per essere il più possibile indipendente», spiega Fukuyama nella lunga intervista a La Stampa il giorno dopo la maratona elettorale americana. Se è vero che il candidato democratico ha sempre predicato un’inversione di rapporti e toni con gli alleati europei, per il politologo il futuro prossimo della diplomazia Usa-Ue non sarà molto diversa da quella con Donald Trump.
LA “LETTURA” DI FUKUYAMA DELLE ELEZIONI USA
Biden campione del multiculturalismo? «Non può muoversi da solo, la destra e i repubblicani sono forti, nel 2022 potrebbero prendere il controllo della Camera e del Senato e condizionare alcune scelte. Non si tornerà ai tempi di Obama, gli scenari sono mutati». Dall’Europa alla Cina, per Fukuyama i rapporti che Biden intesserà con il grande avversario economico mondiale saranno tutt’altro che facili (come già in parte emerso durante la campagna elettorale): «non ci sarà una svolta, i temi di scontro – dalle accuse per il mancato controllo del virus al conflitto sui valori – restano intatti. Biden poi rispetto a Trump ha una sensibilità maggiore sul tema dei diritti umani, non farà concessioni a Pechino». Nella politica estera – e nell’economia – forse Trump ha rappresentato il meglio della sua presidenza, con la Russia e il Medio Oriente che però rappresenteranno per Biden una sfida tutt’altro che semplice: «Prevedo una maggiore attenzione sul dossier libico, ma soprattutto maggiori pressioni su Erdogan. La tensione con la Grecia e il braccio di ferro per le risorse energetiche entreranno nel mirino del neo presidente».