COME SI È ARRIVATI AL RITIRO DI JOE BIDEN DALLA CORSA ALLA CASA BIANCA
L’invecchiamento, le voci (e le azioni in pubblico) sul decadimento cognitivo, fino alle minacce di interrompere i finanziamenti (vedi Disney): Joe Biden si è ritirato dalla corsa per le Elezioni Presidenziali Usa di novembre 2024 dopo che quasi tutto il Partito Democratico lo aveva abbandonato, salvo poi ora festeggiarlo come patriota per il suo passo indietro in “favore” di Kamala Harris. Biden si è ritirato ma non si è dimesso dal ruolo di Presidente degli Stati Uniti d’America, come i Repubblicani chiedono da ore ormai e come anche alcuni membri Dem ammettono essere d’obbligo: mollare la candidatura alla Casa Bianca in vista della convention del 19 agosto a Chicago è di fatto un ammettere di non essere in grado di reggere, fisicamente e psicologicamente, il peso di un’eventuale nuovo mandato da Presidente. Ergo, come è possibile che possa essere lucido e in forze per guidare gli Usa – in un momento tutt’altro che semplice dal punto di vista internazionale viste le ingenti guerre che vedono l’America in prima fila a fianco di Ucraina e Israele – da qui fino a novembre 2024?
Sul tema si interrogano in molti Oltreoceano, con analisti e commentatori che fanno a “gara” per il retroscena più imprevedibile circa gli scenari che si aprono davanti tra i Dem impegnati a non far vincere l’odiato rivale Donald Trump: prima di capire perché però non sono (per ora) arrivate le dimissioni, serve ribadire il peso di una scelta a suo modo storica e unica nella storia delle Elezioni Presidenziali Usa. Una scelta, si può a buon modo intuire, non esattamente frutto della sola volontà di Joe Biden: ancora ieri a pochissime ore dall’annuncio su X con il comunicato della Casa Bianca, il Presidente Usa spiegava in un comizio il suo intento di vincere le «Elezioni più importanti della mia vita». Le pressioni dopo il disastroso dibattito tv sulla CNN contro Trump sono divenute man mano più ingenti, dai “pesci piccoli” fino ai big del partito, Nancy Pelosi e Barack Obama, fino all’altro ieri sponsor principali dell’anziano leader Dem. La minaccia di interrompere tutte le donazioni al partito a pochi mesi dalle Presidenziali ha probabilmente dato la stoccata finale a 24 giorni di massacrante campagna mediatica (e a 50 anni di politica interna e internazionale): le reazioni contro chi lo chiedeva un dietrofront fino a ieri sono state veementi, ma dopo l’abbandono di sostenitori e finanziatori, anche Biden ha dovuto farsi da parte e quasi controvoglia ha manifestato il suo invito ad appoggiare Kamala Harris (con l’ultima gaffe di non averlo detto direttamente nel comunicato).
BIDEN SI DIMETTERÀ? GLI SCENARI E IL REBUS DEM SUL FUTURO DI KAMALA HARRIS
Ad oggi cosa può accadere fino al 5 novembre 2024, data delle Elezioni Presidenziali Usa, è imprevedibile per tutti: qualche scenario si fa però più consistente di altri, specie nel tentare di “immaginare” le prossime mosse di Kamala Harris e dell’intero Partito Democratico americano. Biden infatti ha deciso di non dimettersi e perciò, se non cambierà idea, proseguirà dritto fino alle urne aperte in novembre «servendo il mio Paese come sempre», ha giurato nel comunicato storico del 21 luglio sera.
Secondo alcuni osservatori Usa, compreso un’editoriale dell’Economist, emerge un secondo scenario possibile che porterebbe Kamala Harris nuovo Presidente degli Stati Uniti prima delle Elezioni di novembre: dopo l’ufficializzazione della candidatura alla convention Dem di metà agosto, Biden potrebbe a quel punto dimettersi lasciando l’incarico alla sua vicepresidente, per l’appunto Kamala Harris. Il “piano segreto” che circola tra i Dem vede la possibilità per la candidata ex procuratrice di avere due-tre mesi di tempo da settembre per poter gestire sia le Presidenziali sia arrivare con una visibilità certamente maggiore del suo attuale status di vicepresidente alla Casa Bianca. Il rebus però resta, sia perché i Dem stessi sono poco convinti sulla possibilità che Kamala sia la persona giusta per provare a scardinare il vantaggio di Trump nei sondaggi (in primis Obama non si è ancora impegnato in un endorsement specifico, preferendo parlare di possibili mini-primarie in extremis); sia, infine, perché occorre fare i conti con l’effetto Biden. Il Presidente, deluso dal suo stesso board per essere stato a poco a poco abbandonato anche pubblicamente, si presterà al passo indietro per concedere una possibilità in più alla sua vice?