PROCURATORE INDAGA SU HUNTER BIDEN: ECCO COSA RISCHIA
La notizia politica della settimana alla Casa Bianca, al netto delle gravi emergenze che spaziano dalla guerra in Ucraina alle tensioni in Africa e con la Cina, oltre alla tragedia degli incendi alle Hawaii, è la nomina del procuratore speciale per le indagini sul figlio del Presidente Usa Joe Biden. Come noto, Hunter Biden è accusato di una serie di reati tra cui l’evasione fiscale, dichiarazioni false all’FBI e porto illegale di armi, ed è da mesi ormai che rappresenta con il suo particolare caso giudiziario un forte imbarazzo per la Casa Bianca ad un anno dalle Elezioni Presidenziali 2024.
La nomina del procuratore federale del Delaware David Weiss come nuovo procuratore speciale per il caso Hunter Biden – scelto dal Dipartimento di Giustizia – rappresenta un problema politico non da poco per il Presidente: Weiss infatti è stato nominato da Trump e confermato dal Senato nel 2018. «La sua nomina – ha spiegato l’Attorney general e responsabile del dipartimento Merrick Garland – conferma il nostro impegno a condurre indagini indipendenti»: il Congresso è comunque spaccato con i Democratici intenti a a celebrare la scelta per “segnare” la differenza con i guai giudiziari di Donald Trump (a proposito, ieri confermata la quarta incriminazione in 5 mesi, qui tutte le novità, ndr), mentre i Repubblicani temono che vi sarà comunque un approccio troppo morbido che punti a superare le elezioni prima di una eventuale sentenza. Lo scorso 26 luglio il giudice ha congelato il patteggiamento tra i legali di Hunter Biden e l’accusa che avrebbe evitato il processo: da quel punto l’evoluzione dei fatti porta il figlio del Presidente Dem a rischiare anche il carcere qualora venisse trovato colpevole dall’ormai quasi certo processo che si celebrerà.
CAOS FAMIGLIA BIDEN VERSO LE ELEZIONI 2024 E IL GOP RILANCIA SULL’IMPEACHMENT…
Il tema resta a questo punto i tempi di un processo per Hunter Biden che in piena campagna elettorale potrebbero essere un problema non da poco per il candidato Dem, specie perché nel maxi giro di indagini a carico del figlio vi sarebbero legami potenziali anche con le attività curate dal Presidente Usa in prima persona nel corso degli anni. Ad esempio, di recente il deputato repubblicano James Comer – presidente della Commissione per la supervisione della Camera dei rappresentanti Usa – ha accusato la famiglia del presidente Joe Biden «di aver ricevuto almeno 10 milioni di dollari da cittadini e società stranieri in cambio della promessa di influenze politiche indebite».
I presunti traffici di influenze dei Biden sarebbero avvenuti tra il 2015 e il 2017, mentre dunque l’attuale presidente era in carica come vice di Barack Obama: Cina, Romania e anche l’Ucraina sarebbero i Paesi coinvolti nei presunti affari esteri curati dalla famiglia Biden, con Hunter in primis. Il presunto traffico di influenze unito ai documenti riservati ritrovati a casa dello stesso Biden (che ha autodenunciato il fatto, ndr) porterebbero diversi membri del Congresso in quota GOP a chiedere l’avvio dell’impeachment in vista delle Presidenziali 2024. Al momento è Hunter Biden a rischiare un processo con accuse penali, ma il padre Joe, che già deve attendere il sostegno del “clan” Obama per capire se avrà l’interno Partito Democratico Usa alle primarie, potrebbe cominciare la lunga corsa verso le Elezioni con un forte “handicap”.