«Se ho chiamato Joe Biden? No, non ho ancora sentito il Presidente eletto, confido di farlo nelle prossime ore. Ma non facciamo i provinciali, la corsa a chi telefona prima è inutile. Non è il tempismo di una telefonata che migliora o peggiora le relazioni transatlantiche»: questa risposta ieri è rimasta tra le meno “evidenziate” nell’intervista di Giuseppe Conte a la Stampa del direttore Massimo Giannini, ma riflette una sorta di “solitudine” politica che attornia il Presidente del Consiglio in queste ultime settimane. Dai rapporti sempre più freddi in Europa alla equidistanza mantenuta per tutta la campagna elettorale americana per chi con quel “Giuseppi” di Donald Trump aveva di fatto ottenuto la piena “benedizione” sulla nascita del Governo Pd-M5s due agosti fa. Ora però alla conferma del mancato dialogo tra il futuro Presidente Usa e il Premier di uno degli Stati del G7 – mentre sono avvenuti in questi giorni i colloqui telefonici tra Biden e Merkel, Macron, Johnson, Von der Leyen e Michel – fa riflettere e non certo per motivi di “bon ton”, ma per il ruolo strategico che evidentemente al momento l’Italia non riveste agli occhi degli Stati Uniti targati “dem”.
LA SOLITUDINE DEL PREMIER, DALL’UE AGLI USA
Al momento i “rapporti” tra Italia e nuovo corso Usa si limitano al messaggio social di Conte alla notizia della avvenuta elezione di Joe Biden e l’agenzia Ansa successiva «Esprimo le mie vive congratulazioni al Presidente eletto Joe Biden e alla vicepresidente Kamala Harris: non vediamo l’ora di lavorare fianco a fianco sulle grandi sfide dei nostri tempi». Fine, un po’ come la mancata presenza dell’Italia al tavolo in videoconferenza due giorni fa sul tema centralissimo per il prossimo futuro europeo della lotta al terrorismo: riuniti insieme Macron, Merkel, Rutte, Kurz, Von der Leyen e Michel, esclusi invece la Spagna di Sanchez e per l’appunto l’Italia di Conte. Se infine ci aggiungiamo la difficile battaglia in Consiglio Europeo che ancora andrà combattuta per ottenere l’effettivo aiuto del Recovery Fund, emerge un quadro di sostanziale “solitudine” politica del Governo italiano nei tavoli che contano.