GEORGE CLOONEY SCARICA BIDEN: “LO AMO MA SI DEVE RITIRARE, COSÌ NON VINCIAMO”
«Mollo solo se me lo chiede Dio»: così Joe Biden aveva tuonato appena tre giorni fa dopo le insistenti voci sul possibile ritiro dalla corsa per la Casa Bianca, ma da Hollywood cala la “mannaia” del popolarissimo George Clooney che dà il segnale di un generale scollamento tra il Partito Democratico Usa e le principali élite oltre Oceano. «Non può vincere la sua battaglia contro il tempo. Nessuno di noi può. E’ terribile da dire ma il Joe Biden con cui sono stato insieme tre settimane fa per una raccolta fondi non era il Joe Biden del 2010. Non era il Joe Biden del 2020. Era la stessa persona che abbiamo visto al dibattito»: con un lungo editoriale sul New York Times – lo stesso quotidiano “liberal” da settimane chiede con insistenza un passo indietro del Presidente sofferente di evidenti défaillance fisiche e mentali – l’attore e regista impegnato da anni in raccolte fondi per i Dem arriva a “scaricare” ufficialmente Presidente uscente.
«Amo Joe Biden ma abbiamo bisogno di un nuovo candidato», scrive Clooney scoperchiando il “vaso di Pandora” di una cultura ed élite americana che fino ad oggi era stata in silenzio sui guai fisici di Biden solo perché contrapposto all’odiato nemico repubblicano Donald Trump. Lo ammette lo stesso attore di Ocean’s Eleven: «Siamo tutti così terrorizzati dalla prospettiva di un secondo mandato di Trump che abbiamo scelto di ignorare ogni segnale di pericolo. L’intervista di George Stephanopoulos ha solo rafforzato ciò che abbiamo visto la settimana precedente. Come democratici, tratteniamo il respiro o abbassiamo il volume ogni volta che vediamo il Presidente, che rispettiamo, scendere dall’Air Force One o tornare al microfono per rispondere a una domanda non scritta». Decadimento anagrafico, di questo George Clooney “accusa” Biden dicendo che è naturale e legittimo, anche se ingiusto per chi come lui e tanti milioni di americani lo sostiene nella battaglia al GOP di Trump. Eppure secondo il regista con residenza sul Lago di Como non è solo un’opinione ormai la vecchiaia del Presidente: «Non vinciamo con questo candidato. Non vinceremo alla Camera e perderemo il Senato. Questa non è solo la mia opinione: questa è l’opinione di ogni senatore, deputato e governatore con cui ho parlato in privato».
ELEZIONI USA 2024: LA SPINTA DELLE ÉLITE PER CAMBIARE BIDEN NON DOPO GLI EVIDENTI SEGNALI DI CEDIMENTO MA SOLO DOPO I SONDAGGI
Dalle voci interne al Partito Democratico fino alla speaker Nancy Pelosi (che poi ha solo semi-ritrattato), dal silenzio assordante degli Obama (anche pecche forse coinvolti nelle manovre per portare Michelle come candidato a sorpresa nella prossima convention di fine luglio), al NYT, fino ai mercati di Wall Street e alcuni guru della Silicon Valley: la lista si allunga si tra le élite che sembrano aver ormai abbandonato ogni sostegno alla candidatura di Joe Biden.
La mancanza di lucidità di Biden viene evidenziata anche nelle cancellerie e nei partiti politici di mezzo Occidente, in Italia per esempio Renzi, Calenda e ora anche Romano Prodi di sono espressi a riguardo: in una intervista a “Start” su Sky TG24 l’ex Premier Pd ammette «io non vedo come possa fare Biden. Ha governato bene in politica interna ma ora non ce la fa più. Ognuno deve vedere nella sua vita quando è ora di ritirarsi, io almeno ho fatto così». Dall’Italia al resto dell’Occidente fino al ritorno in Usa, a politica e non solo parte del mondo liberal americano chiede uno sforzo per provare a convincere Biden a fare lui un passo indietro, finora sempre respinto anche con l’aiuto del granitico scudo della famiglia: secondo il sito “Semafor” addirittura vi sarebbe in atto un tentativo che coinvolge Taylor Swift, Oprah Winfrey e l’ex First Lady Michelle Obama nel mobilitare donne, casalinghe e afroamericani per far sentire la voce dell’America dem e per trovare un valido sostituto “in corsa” per il Presidente 81enne. Se Biden da oltre due anni ormai accumula gaffe e imbarazzi in pubblico, se saluta personaggi immaginari sul palco, perde ritmo e lucidità in conferenza stampa davanti ad una domanda fuori dal “copione”, se farfuglia frasi alle volte incomprensibili, non bisognava attendere il dibattito sulla CNN contro Trump per accorgersene. Non solo, lo scudo forte su Biden è durato anche dopo il dibattito, fino a che sono usciti i primi sondaggi e lì sì il Partito Democratico ha deciso, in maniera graduale, di “scaricare” il proprio leader: in termini politici è alquanto comprensibile, parlare però di “pietà umana” affidandosi a discorsi molto “alti” quando basta un sondaggio per l’inversione drastica di questi giorni, ecco questo è molto poco “alto” socialmente e umanamente.