Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nella giornata di oggi ha tenuto un discorso pubblico in Carolina del Sud mentre era in visita alla Emanuel African Methodist Episcopal Church di Charleston per commemorare la strage del 2015. Lì, infatti, il dichiarato suprematista bianco Dylann Roof uccide nove parrocchiani di colore. Un’occasione, inoltre, per il presidente per guadagnare voti in vista delle elezioni, specialmente tra gli americani di colore che, secondo un sondaggio, al 55% voterebbero Trump.
Così, nel suo discorso, Biden ne ha approfittato per parlare della piaga del suprematismo che definisce come “il veleno che per troppo tempo ha perseguitato questa nazione. La parola di Dio” nel 2015, “è stata trafitta da proiettili di odio e rabbia lanciati non solo dalla polvere da sparo, ma dal veleno” alimentati da “una folla violenta [che] è stata istigata dalle bugie di un ex presidente sconfitto”. Un rimando, quello di Biden, ovviamente rivolto al suo antagonista storico, Donald Trump, le cui “azioni sono state tra le peggiori inadempienze ai doveri di qualsiasi presidente nella storia americana”. Sempre rivolgendosi a Trump, l’ha definito “un perdente” che nel 2020 non è riuscito a riconoscere l’esito delle elezioni, nonostante, ha spiegato il Presidente in carica, le dozzine di sentenze a suo favore.
Biden contestato dai manifestanti anti-Israele: “Sto facendo il possibile”
Durante il suo discorso, però, Joe Biden è stato bruscamente interrotto da alcuni manifestanti presenti all’interno della chiesa, che hanno intonato un coro di “cessate il fuoco”, riferito al conflitto a Gaza nel quale gli USA appoggiano Israele. Mentre i manifestanti venivano forzatamente allontanati, il presidente americano ha spiegato, al microfono, che “sto facendo il possibile per convincere [Israele] a ridurre [l’attacco] e ad uscire in modo significativo da Gaza”. Frasi, queste, che hanno spinto il pubblico presente in sala ad intonare un “altri quattro anni” nei confronti di Biden, mentre i sondaggi continuano a dare il presidente ampiamente sfavorito, soprattutto rispetto al suo storico antagonista Donald Trump, sul quale pende ancora una sentenza della Corte Suprema per gli assalti a Capitol Hill del 2021.