Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha deciso di togliere alcuni dei famosi dazi doganali che erano stati introdotti all’epoca della presidenza Donald Trump, durante la famosa guerra commerciale contro la Cina. A sviscerare l’argomento ci ha pensato il noto editorialista del Corriere della Sera, Federico Rampini, che attraverso le pagine del sito del quotidiano di via Solferino ha spiegato: “E’ sicuramente una svolta. Ora Biden – aggiunge – non è particolarmente tenero con la Cina però ha preso questa decisione per una serie di ragioni che hanno a che fare con il pragmatismo, il realismo. Comincerei con questo, i dazi sono serviti a nulla, ne per il bene ne per il male. Nel mondo degli economisti, che sono ormai abbonati agli errori e ai fallimenti nelle loro previsioni, dominava la visione apocalittica, con la guerra dei dazi sarebbe successo un disastro economico globale. zero, non è successo nulla di quello che prevedevano, ma al tempo stesso non è neanche successo il positivo, quello che Trmp prometteva ai suoi elettori”.
Quindi Rampini ha continuato: “Ricordiamoci una delle logiche forse più attraenti dietro i dazi doganali per castigare le importazioni cinesi, era non solo di frenare un po’ l’invasione dei prodotti cinesi sul mercato americano, cosa che non è avvenuta visto che le importazioni continuano ad aumentare, l’anno scorso è stato un record storico, ma in più Tump aveva promesso che questo avrebbe innescato una nuova industrializzazione degli Usa, cioè, ricominciare a costruire fabbriche in America, dare lavoro agli operai, invertendo la tendenza della localizzazione degli ultimi anni, e ciò non è avvenuto se non in minima parte”.
BIDEN TOGLIE DAZI CONTRO CINA: “UN’OPERA SPUNTATA”
Federico Rampini ha concluso dicendo: “Quindi i dazi sono stai un’opera spuntata in due sensi e a questo punto Biden ne toglie una parte pechè cede anche a delle lobby economiche che commerciano con lacina e che da tempo premono in quella direzione un po’ per fare un micro gesto contro l’inflazione, ma aggiungiamoci un altro elemento di realismo politico, meglio litigare con un nemico alla volta, in questo caso si chiama Putin: bisogna far fronte unito, anche se la Cina sta politicamente con Putin meglio averla a proprio fianco economicamente”.