Massimo Borghesi, filosofo e docente di Filosofia morale all’università di Perugia, ha commentato sulle colonne de “La Verità” in edicola oggi, sabato 16 aprile 2022, il conflitto in corso in Ucraina. L’ha fatto esordendo così: “Siamo di fronte a un evento drammatico che, al pari dell’11 settembre 2001, cambia la scena del pianeta. Dal mondo multipolare si torna a un mondo bipolare. Da un lato, gli Stati Uniti attraverso la NATO stanno svuotando l’autonomia europea, dall’altro, la Russia, comunque finirà la guerra, si accoderà sempre più alla Cina. Nel nuovo mondo si fronteggeranno America e Cina. La povera Ucraina è il terreno di scontro di questi nuovi equilibri”.
Insomma, una fase in cui si stanno riscrivendo gli equilibri e le dinamiche della geopolitica a spese di innocenti: “È chiaro che la responsabilità di aver scatenato una guerra ingiustificabile ricade tutta su Vladimir Putin, il quale ha
le mani insanguinate per le tante morti provocate. Da una parte Putin vuole restaurare la Grande Russia contro l’Occidente, terra della decadenza. Dall’altra si ripropone il modello teocon, aggiornato in chiave democratica, dell’Occidente paladino della libertà in contrasto con le autocrazie”. Le sanzioni alla Russia, secondo Massimo Borghesi, sono state uno step corretto, ma non possono essere l’unica mossa: occorre agire sui negoziati in maniera netta, per arginare quanto prima i venti di guerra che soffiano da Est verso Ovest.
MASSIMO BORGHESI: “DAVVERO SI VUOLE LA PACE?”
Nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi de “La Verità”, Massimo Borghesi ha spiegato che “quando sentiamo il presidente americano Joe Biden, sostenuto da un esagitato Boris Johnson, parlare di sanzioni e armi senza accennare a soluzioni di pace non possiamo che preoccuparci. La domanda che dobbiamo porci è: l’Occidente ha una strategia di pace o ha delegato la mediazione alla Turchia e a Israele? Biden ha intenzione di arrivare alla pace o no? Tra Russia e Ucraina medierà la Cina che non ne ha voglia, l’Onu che risulta impotente, l’Europa che balbetta? Qualcuno si preoccupa degli ucraini oltre al Papa?”.
Già, Papa Francesco aveva richiesto una tregua durante la Settimana Santa, ma il suo auspicio è stato ignorato. In questo contesto, ha evidenziato Massimo Borghesi, il pontefice incarna un fattore di contraddizione: “È l’inascoltato per eccellenza perché rappresenta un giudizio realistico, il pericolo della Terza Guerra Mondiale, che nessuna delle parti vuole sentire. La solitudine del Papa risalta maggiormente davanti ai silenzi dei leader politici dopo l’invito alla tregua pasquale. Bergoglio è angosciato da questa guerra, perché la vede come la fine del progetto di pace per cui ha lavorato in questi anni. Forse è anche più solo di quanto lo fu Giovanni Paolo II ai tempi della guerra in Iraq”.