Uno sporco gioco sulla pelle di gente che fugge dalle guerre e dalla miseria causata dalle guerre stesse, quello che la Bielorussia sta mettendo in atto ai confini con la Polonia. Migliaia di persone che sarebbero state fatte entrare in Bielorussia provenienti dalla cosiddetta rotta balcanica dei migranti con tanto di visti regolari, si trovano adesso sospinti dallo stesso esercito di Minsk alla frontiera con la Polonia, la quale a sua volta si rifiuta di farli entrare, evocando lo spettro di una guerra e chiedendo aiuto non solo all’Unione Europea ma anche alla Nato, di cui Varsavia fa parte.



“Difficile se non impossibile sapere come e cosa stia succedendo” ci ha detto Enzo Cannizzaro, docente di diritto internazionale nell’Università di Roma La Sapienza, “sicuramente la Bielorussia sta mettendo in atto un piano strategico cinico per ricattare l’Ue, cercando di ottenere un trattamento simile a quello che venne concesso alla Turchia nel 2016 per fermare le ondate migratorie”. Minsk ha buon gioco in questa strategia, ci ha detto ancora Cannizzaro “perché sta mettendo nell’angolo la Polonia, la quale non è in buoni rapporti con l’Unione e rifiutando di accogliere i migranti viola tutte le norme di giurisprudenza in fatto di accoglienza e diritti umani”.



Migranti accolti con il trucco in Bielorussia, concedendo loro i visti, e adesso sospinti verso la Polonia. Cosa sta succedendo?

Non sappiamo come questi migranti siano arrivati in Bielorussia, ma che Minsk stia giocando una partita strategica contro l’Unione Europea è evidente; l’utilizzo dei migranti è un cinico modo di proseguire questa strategia della tensione.

In questo modo la Bielorussia mette in difficoltà la Polonia.

Il problema è che la Polonia ha anche degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea, dal diritto internazionale e dalla Convenzione di Ginevra. Non è costruendo un muro di filo spinato che si seguono queste norme.



Le norme europee non dicono che chiunque mette piede in un paese ha diritto di chiedere asilo?

Non solo chi mette piede, ma anche prima di mettere piede si ha questo diritto secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Si ha diritto di chiedere asilo e di non essere respinti nel paese nel quale si abbia fondato timore di vedere violati i propri diritti. Non sappiamo se è questo il caso in Bielorussia, ma è certo che non si può mettere un muro  di fronte a persone che potrebbero essere potenziali possessori del diritto di asilo.

La Germania però ha detto che la Polonia ha diritto di farlo, anzi che sta difendono l’Unione Europea dai migranti. Stiamo andando verso una spaccatura? Come risolvere il problema?

Questo tipo di problematica di solito viene risolto con accordi con i paesi vicini. Ricordiamo il famoso accordo del 2016 con la Turchia che ha evitato ondate migratorie proveniente dal Medio Oriente. Ci sono anche accordi un po’ avvolti dal velo del mistero con la Libia. Ritengo che questo sia il vero fine della Bielorussia, avere un riconoscimento da parte dell’Unione per evitare il travaso dei migranti. Un atteggiamento decisamente cinico sulla pelle delle persone, eticamente e giuridicamente inaccettabile. Però poi c’è la realpolitik che passa sopra a queste cose.

La Polonia non è in buoni rapporti con l’Ue, adesso si trova messa nell’angolo dalla Bielorussia. Cosa potrebbe accadere?

La Polonia non può giuridicamente essere estromessa dall’Ue in base ai trattati stipulati. Solo la Polonia può notificare la propria intenzione di recedere dall’Unione. Si può sanzionare un paese membro per le violazioni, quello che ha fatto il vicepresidente della Corte di giustizia europea quando ha sanzionato la Polonia per un milione di euro al giorno per non aver sospeso la Camera disciplinare della Corte Suprema, contraria all’ordinamento dell’Unione. In realtà più che le sanzioni c’è uno strumento più efficace per riportare la Polonia a più miti consigli, e cioè bloccare i fondi previsti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza per attenuare l’impatto della pandemia di Covid sulle economie europee. Tuttavia nel dicembre 2020 il Consiglio europeo ha fatto un compromesso al ribasso.

Cioè?

Sono state poste delle condizioni procedurali che rendono molto difficile arrivare alla negazione dei fondi alla Polonia.

La Polonia ha fatto appello anche alla Nato: questo porta la situazione a un livello superiore di scontro?

C’è una sorta di guerra fredda fra Unione Europea e Russia e stati satelliti. C’è ovviamente l’interesse a controllare questo conflitto, evitare che divampi. Di fatto siamo davanti a delle scaramucce, ci auguriamo non si arrivi a mobilitare la Nato. Tutto va tenuto nei limiti di un conflitto non armato.

(Paolo Vites) 

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