“La partita su migranti che si gioca ai confini orientali dell’Ue è il pezzo di una delicata partita complessiva” dice al Sussidiario Francesco Sisci, sinologo, più di trent’anni in Cina dov’è stato corrispondente per La Stampa e poi editorialista di Asia Times, e ora commentatore politico. Lo abbiamo raggiunto per un commento su quanto sta accadendo.
Ieri la Polonia ha arrestato 50 migranti al confine, la Bielorussia – che ha l’appoggio di Mosca – ha accusato l’Europa di avere architettato la crisi dei migranti al confine con la Polonia per imporre sanzioni contro Minsk, mentre a Bruxelles i ministri Ue hanno raggiunto l’accordo sull’imposizione, appunto, di sanzioni a chi traffica con i migranti. Varsavia, dal canto suo, accusa Mosca di avere la regia della crisi.
Sisci, che ne pensa?
La questione dei migranti incanalati e non fermati dalla Bielorussia e dalla Russia apre un fronte delicato nel cuore di Europa. La Polonia rifiutando l’arrivo dei migranti si dimostra ostile ai diritti umani, e ciò mette in difficoltà tutta l’Unione, che da una parte vorrebbe mostrarsi accogliente, ma dall’altra teme di essere inondata. La Polonia poi, al confine esterno europeo, risente della responsabilità di fare da barriera a tutto quello che viene dalla Russia.
È una situazione paragonabile a quella nordafricana?
No. Questi migranti non vengono da un paese fallito, come la Libia, governato sostanzialmente da bande criminali che hanno organizzato un moderno traffico di schiavi, ma da un paese solido, o presunto tale, la Bielorussia. Qui si pone per l’Ue un problema molto sfaccettato.
Che cosa intende?
L’accoglienza e la tolleranza sono parte del Dna ideale e culturale europeo e l’Europa non può rinunciarvi. Al tempo stesso la Ue non può nei fatti incoraggiare e foraggiare le mafie africane, che guadagnano sulla bontà europea, né può farsi inondare da immigranti che cambiano antropologia e socialità europea. però i paesi europei hanno bisogno di nuova manodopera per lavori che gli europei autoctoni non vogliono più fare preferendo i redditi di cittadinanza.
Quindi?
Siamo davanti a un equilibrio instabile sociale e internazionale che può essere gestito solo con molto equilibrio politico da parte dell’Europa. Perdere uno qualunque dei lati di questo triangolo fa saltare tutto.
Però i problemi si tengono. Anche la Russia è un attore in Libia, non intende rinunciare al Mediterraneo.
È vero. Oggi la Libia è gestita largamente dalla Turchia, che ha scalzato sul territorio ambizioni simili di parte russa. La Turchia peraltro è il più formidabile asset della Nato perché ha fermato i russi in Siria, sul Caucaso (contro gli armeni e per gli azeri), e oggi anche in Asia centrale, dove gli “stan” turchici hanno rapporti sempre migliori con Ankara in funzione antirussa e anticinese. Quindi concessioni eccessive a Russia o Bielorussia impattano anche sulla posizione turca.
La questione polacco-bielorussa invece?
È più lineare. Bielorussia e Russia, che hanno una loro visione strategica, incanalano migranti verso la Polonia, il maggiore sostenitore della causa ucraina contro la Russia. Inoltre non è un mistero che la Russia si sente minacciata da una Ue e Nato.
Qual è il senso dell’operazione?
La Bielorussia usa i migranti per ricattare la Ue su un valore fondativo, la tolleranza e l’accoglienza, forzandola a perdere l’equilibrio con il bisogno di non essere sommersa da immigranti. In ciò pone anche un ricatto implicito ma diretto alla Polonia e alla Ue: smettetela di sostenere l’Ucraina o vi facciamo invadere dai migranti.
E se volessimo allargare il quadro?
Quindi c’è un terzo pezzo fondamentale del nuovo grande gioco russo. L’America per anni ha visto con un certo fastidio la Ue e l’euro, considerato rivale reale o potenziale di Washington e del dollaro. Oggi però la contesa in Asia con la Cina sta cambiando tutte le dinamiche e gli Usa vorrebbero una Ue più compatta che appoggiasse gli sforzi anti-cinesi. Sotto questo profilo, la Russia sarebbe utile per circondare anche formalmente la Cina.
Allora qual è il senso della pressione sulla Polonia, vista da Mosca?
Mosca, giustamente dal suo punto di vista, vuole ottimizzare il suo vantaggio strategico e quindi segnala agli Usa una possibilità: quella di rendersi disponibile ad aiutare Washington contro Pechino in cambio di concessioni future, oggi in Ucraina, domani magari in Asia centrale, dove la presa cinese si allenterebbe in caso di aumento della tensione.
Dunque la questione polacca va al cuore dell’Europa.
Sì. E al cuore della posizione italiana sul tema degli immigranti, tanto dibattuto nella politica di Roma. La domanda è: come trovare un equilibrio e come gestire la Ue al di là dell’euro e al centro di questa ragnatela a volte contraddittoria di interessi?
(Max Ferrario)
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