Si preannuncia un anno da record per le Big Pharma, le grandi aziende del settore farmaceutico e buotecnologico sono in corsa per fusioni e acquisizioni. Solo nei ultimi cinque mesi sono state fatte operazioni finanziarie per 85 miliardi di dollari. In testa tra tutte Pfizer, Merck e Sanofi. Lo riporta ancjhe il Financial Times, sottolineando come questo stia a segnare una netta ripresa e un’impennata di liquidità ed investimenti che potrebbe anche cambiare la rotta sulle scorte di farmaci, ancora in grave carenza in molti paesi occidentali.



Ora però resta l’incognita scadenza brevetti e soprattutto probabili azioni da parte dell’Antitrust Usa, che già lo scorso anno aveva  multato alcune di queste imprese a causa di alcune pratiche considerate anti concorrenziali. Se il trend rimarrà questo, assicurano gli esperti analisti, in un anno si potrebbe arrivare a 215 miliardi di dollari. In netta crescita quindi rispetto al 2022, quando le operazioni in totale non avevano superato i 127 miliardi di dollari. Inoltre in controtendenza rispetto al calo degli investimenti in altri settori, dovuto all’aumento dei tassi e all’andamento generale del mercato.



Le Big Pharma investono liquidità nelle piccole aziende biotech che fanno ricerca

In base all’analisi dei dati effettuata dal Financial Times sulle operazioni finanziarie e gli investimenti degli ultimi mesi tra le Big Pharma, emerge soprattutto la corsa all’aquisizione di  start up biotecnologiche in fase iniziale. Specialmente quelle che stanno puntando sulla ricerca nel settore dei farmaci oncologici e dei vaccini anti tumorali. La liquidità acquisita infatti sembrerebbe venire dirottata sempre di più nel business biotech. Le imprese di piccole e medie dimensioni nel settore sono aumentate arrivando a numeri considerevoli. E stanno implementando modelli di ricerca innovativi, sapendo di poter rappresentare un potenziale investimento per le grandi, in modo da poter completare gli studi clinici ed immettere in commercio nuovi farmaci.



Negli ultimi dieci anni il 65% delle molecole immesse nel settore ricerca e sviluppo è stato sviluppato da aziende biotecnologiche emergenti. L’unico ostacolo a queste operazioni potrebbe però essere l’Antitrust, che sta attentamente monitorando le acquisizioni per verificare se queste possano davvero favorire la concorrenza e l’innovazione o se ci sia la pratica di anticoncorrenza. Per questo i prossimi mesi saranno un banco di prova per Big Pharma e autorità.