Come scrive oggi sul Corriere della Sera Federico Fubini, solo nel 2021 le “Big Pharma” sui vaccini anti-Covid produrranno un incasso pari a circa 150 miliardi di dollari complessivi. Nel pieno del caos AstraZeneca, la sempre informata firma del CorSera prova a riflettere sullo scontro a distanza geopolitico ed economico dei singoli Paesi in merito al tema tutt’altro che semplice dei vaccini: domani l’Ema dovrebbe ridare il via libera al siero anglo-svedese di AstraZeneca, ma resta da capire perché nel giro di qualche settimana sia “cresciuta” così tanto l’ostilità ad ampio raggio (mediatica, politica e ora anche scientifica con le decisioni dell’Agenzia del Farmaco tedesca e a ruota anche italiana, francese e spagnola) su questo particolare vaccino della Big Pharma made in UK.
Fubini parte da lontano e cita i primi “dubbi” espressi pubblicamente dal Presidente Macron e dalla Presidente Commissione Ue Von der Leyen sulla vaccinazione over 65 di AstraZeneca: «È plausibile che Macron stesso avesse ricevuto informazioni fuorvianti, tanto che in seguito si è corretto. AstraZeneca era ampiamente sperimentato sugli anziani: nello studio presentato per l’approvazione ai regolatori in Europa erano stati inseriti 2.100 ultrasessantenni», scrive l’editorialista del Corriere. L’efficacia è sempre stata alta, in linea con quella di Pfizer e Moderna: ma allora perché si è arrivati al caos di questi giorni, che tra l’altro mina e non poco la fiducia degli stessi cittadini sul vaccino in Italia consigliato per il momento a insegnanti e forze dell’ordine?
VACCINI & AFFARI, IL CAOS ASTRAZENECA
«Tutto si svolge mentre l’Unione europea e Londra stanno facendo i conti con l’impatto della Brexit; tutto accade quando l’America di Joe Biden avvia un riavvicinamento all’Europa continentale, dopo gli anni del sostegno di Donald Trump alla secessione euroscettica di Boris Johnson. Trump era arrivato persino a finanziare il progetto sui vaccini di AstraZeneca, voluto dal premier britannico, con 1,2 miliardi di dollari», scrive ancora Fubini inquadrando la vicenda sotto il profilo politico, prima, ed economico dopo. È uno scontro “di campo” quello tra Pfizer e AstraZeneca: il vaccino americano, sviluppato con la tedesca BioNTech, ha una tecnologia avanzata e un prezzo medio di circa 16 euro (19,5 dollari); AstraZeneca (made in Oxford-Pomezia) invece ha tecnologia tradizionale con 2,80 dollari a dose come prezzo, assai vantaggioso dunque.
Occorre poi sottolineare come la stessa Pfizer sia in contatto – assai sviluppato ormai – per far produrre alla francese Sanofi circa 100 milioni di vaccini del proprio siero: senza bisogno di porre particolari discorsi complottisti, Merkel-Berlino e Macron-Parigi si sono da tempo “schierati” anche pubblicamente a favore di Pfizer e “contro” il vaccino inglese. Che questo basti per capire come mai una quantità simile di “potenziali effetti indesiderati” sui due vaccini abbia prodotto un così diseguale trattamento anche mediatico? Non è detto certo (anche perché AstraZeneca ha contribuito alle polemiche consegnando meno dosi di quelle promesse inizialmente) ma non è neanche da escludere del tutto…