Dall’esperienza magnifica vissuta sul palco del Festival di Sanremo 2024 ad oggi, BigMama è tra i volti più richiesti nei salotti televisivi: non solo per l’evidente talento, ma soprattutto per il valore della sua storia che può insegnare tanto a chi come lei ha vissuto esperienze di vita per nulla banali. Questo pomeriggio ha scelto il salotto de La Volta Buona di Caterina Balivo per raccontarsi e dispensare la grande simpatia che la caratterizza.
Bigmama non poteva che partire celebrando l’esperienza al Festival di Sanremo; a suo dire l’evento che l’ha consacrata nel mondo della musica e che nella sua memoria occupa probabilmente il posto dedicato al momento più felice di sempre. “E’ stata la settimana in cui il mio sogno è diventato effettivamente realtà e spero che continui così anche per il futuro”. L’attenzione è poi passata al suo ultimo impegno editoriale: un libro che pone l’accento sulle angherie vissute in adolescenza alle prese con atti di bullismo, disturbi alimentari e momenti di difficoltà estrema che con la forza della musica è riuscita a superare e debellare.
BigMama, l’esigenza di mettere nero su bianco la sua storia: “Una mano tesa per chi soffre come ho sofferto io…”
“Io tenevo tantissimo a scrivere un libro e parlare di queste cose, anche per sfogarmi. Il punto preciso che volevo toccare era riuscire a dare una mano a qualcun altro, a chi sta vivendo quello che ho vissuto io. Leggere qualcosa di simile alla propria esperienza può magari aiutare a superarlo…”. Queste le parole di BigMama a proposito del libro “Cento Occhi”, con la cantante che ha poi aggiunto: “Non tutti seguono quella luce che hanno dentro; tutti abbiamo delle passione e siamo bravi in qualcosa. Semplicemente ci sono persone che spengono quel fuoco perché ascoltano gli altri, cosa che io non ho fatto”.
Nel proprio libro BigMama racconta del bullismo subito da un professore, una persona adulta: nell’intervista a La Volta Buona ha detto di aver capito l’importanza del perdono ma dispensato verso coloro che sbagliano con innocenza. In quel docente non ha visto però tale accezione ed ha dunque spiegato come per lui le porte siano rimaste e rimarranno chiuse: “Se quel professore mi ha chiamato? Sinceramente non cerco le sue scuse: un uomo di più di 40 anni non sbaglia con innocenza nei confronti di una ragazzina. Ricordo come tutti i giorni avevo paura di entrare in classe… Questa persona ha provato a scrivermi ancor prima del libro ma io l’ho ignorato”.