Forse non lo sapevate, ma per partecipare alla Festa dell’Unità occorre un vero e proprio percorso di redenzione personale condito da dichiarazioni pubbliche e potenziali “fustigazioni” per i propri eventuali errori passati (ci manca solo un Pater e un’Ave Maria…). Stiamo delirando? Seguiteci e capirete, la storia emerge in questi giorni dalla Festa del Partito Democratico di Bologna, dove era previsto l’intervento – in quanto invitato dai Dem bolognesi – di Galeazzo Bigami: ex Forza Italia, oggi parlamentare di Fratelli d’Italia, sarebbe dovuto intervenire in un incontro sul dialogo tra le forze parlamentari per le riforme istituzionali. Ebbene, salvo colpi di scena clamorosi, Bignami alla Festa dell’Unità non ci sarà: il motivo è legato ad una foto scattata nel 2006 che lo ritrae, durante la festa del suo addio al celibato, vestito in tenuta da nazista.



Una goliardia arci nota nella sua città, Bologna, ma anche a livello nazionale per la quale già chiese scusa a suo tempo: ma per l’Anpi (partigiani) che ha lo stand alla Festa dell’Unità proprio di fronte al palco centrale, fare intervenire Bignami sarebbe stato un affronto troppo grande per le «forze anti-fasciste. Conosciamo il suo pensiero e le sue modalità e non li possiamo approvare, così come la sua scelta dei vestiti. Le idee diverse sono rispettabili, i comportamenti no», liquida a “Repubblica” la la presidente dell’Anpi bolognese Anna Cocchi. Il Nazareno dunque corre ai ripari e per evitare di venirsi bollato come “fiancheggiatore di un pericoloso filo-nazi” fa quintupla marcia indietro: «Galeazzo Bignami non è il benvenuto alla Festa dell’Unità. Crediamo nel confronto aperto, e le riforme istituzionali si discutono con tutte le forze politiche. Ma tra la nostra comunità chi inneggia al nazismo non può avere accoglienza».



“SERVE PERCORSO DI REDENZIONE”

Per la Presidente del Pd Valentina Cuppi la vera colpa non è di chi l’ha invitato – il suo partito – e neanche nello stesso parlamentare: «Fratelli d’Italia ha indicato Bignami. Aver scelto un parlamentare che, tra le altre cose, in passato è stato responsabile dell’inqualificabile e orribile gesto di vestire una divisa nazista è la conferma che molti dirigenti di quel partito non hanno fatto i conti con il nazifascismo». Benissimo, tutti d’accordo e tutti schierati, come del resto già visto similmente negli scorsi giorni sul caso Durigon: veniamo però al punto forse più inquietante dell’intera vicenda, ovvero alla “proposta” lanciata dalla n.1 del Partito Democratico, la stessa Cuppi. «O Bignami ha intrapreso un percorso di redenzione oppure è fuori posto in quella sala perché entrare alla festa significa condividere i valori di base»; tradotto, una “purga staliniana” per contrastare un’altrettanto aberrante ideologia, il nazifascismo. Poco conta che Bignami venga accusato di essere «nazi» per il solo fatto di aver fatto una goliardata stupida in un contesto goliardico come un addio al celibato; appena il Pd si è visto attaccare da partigiani e associazioni di sinistra, ha calato “l’asso” dell’allontanamento, previa possibile (e fantomatico) «percorso di redenzione». Chissà se lo aveva intrapreso Bignami quando nel 2018 venne invitato a parlare alla Festa dell’Unità assieme alla Dem Debora Serracchiani, come nota polemico l’ex FdI Guido Crosetto «Dopo la battaglia di alcuni quotidiani, Galeazzo Bignami non andrà alla Festa dell’Unità. Voi credete sia per le foto fatte a Carnevale con una divisa nazista? No, perché quelle foto furono pubblicate nel 2016 e nel 2018 lo invitarono ugualmente. Ma allora era di FI. Ora di fdi».