Uno dei personaggi più controversi delle autorità nazionali in Libia, il capo della Guardia Costiera libica Abd al-Rahman al-Milad – più noto come Bija – è stato arrestato da una milizia del Governo di Tripoli appena fuori dalla capitale: la notizia viene data dall’Avvenire che già nel 2017 aveva rivelato la presenza di Bija in Italia al Cara di Mineo (Catania) per una riunione urgente sul nodo immigrazione (sotto Governo Gentiloni, con Ministro Minniti). Dal 7 giugno 2018 però l’Onu e la Corte Internazionale de L’Aja (tribunale sui Diritti dell’Uomo, ndr) lo ha considerato ufficialmente uno dei maggiori trafficanti di uomini, organizzatori del traffico di migranti dal Nord Africa verso l’Europa: proprio contro la figura di Bija sono stati diverse le critiche mosse prima a Marco Minniti, poi a Matteo Salvini e infine a Lamorgese e Di Maio che hanno stretto accordi e intavolato trattative con il Governo di Tripoli e con il loro capo della Guardia Costiera. La notizia dell’arresto viene confermata anche dai media nazionali libici, anche se al momento resta ignoto il motivo della cattura avvenuta per mano di una milizia di Al Serraj.



CHI È BIJA, CONTROVERSO CAPO DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA

L’arresto di Bija potrebbe cambiare forse diametralmente la situazione tremenda del traffico di esseri umani dalla Libia e dal Nord Africa verso l’Italia e il Mediterraneo con l’inchiesta del Ministero dell’Interno di Tripoli che da mesi pare avesse messo nel “mirino” Abd al-Rahman al-Milad. «Capo della Guardia costiera libica di Zawiya, è stato arrestato. Minniti prima, Salvini poi e oggi Di Maio hanno trattato con un trafficante», ha commentato su Twitter l’arresto di Bija lo scrittore Roberto Saviano. In una inchiesta di Nello Scavo per Avvenire solo l’anno scorso – in vista dell’incontro organizzato lo scorso anno con Oim (Organizzazione per le migrazioni delle Nazioni Unite), Ue e delegazione libica – il giornalista riassumeva così le vicende controverse su Bija: «è stato accusato dalle Nazioni Unite di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah». Dal giugno 2018 Bija è stato sottoposto a sanzioni internazionali assieme ai suoi uomini della Guardia Costiera libica direttamente dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu: resta da capire perché e come sia avvenuto che Al Serraj abbia “scaricato” il suo uomo tra i più influenti nel delicatissimo ambito della gestione migranti. Tra le accuse maggiori riportate dalle organizzazioni umanitarie in questi anni vedono Bija al centro di traffici indegni sul Mediterraneo, con uomini ridotti a schiavi in Libia prima di essere stipati su imbarcazioni mezze sfasciate per attraversare la rotta mediterranea verso la Sicilia o Malta; non solo, non in poche occasioni i migranti sono stati fatti naufragare e annegare durante l’attraversata per “obbligare” le guardie costiere estere ad intervenire per il salvataggio. Operava indisturbato nonostante il mandato internazionale spiccato, fino ad oggi.

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