Il quotidiano nazionale “La Stampa” ha intervistato nelle scorse ore il fondatore di Microsoft, Bill Gates, in merito al vaccino contro il Coronavirus, raccogliendo le sue impressioni e le sue stime numeriche utili a traghettare l’umanità al più presto al di fuori dall’incubo pandemico che ha caratterizzato le vite di tutti noi negli ultimi mesi. Lo staff della sua Fondazione sta osservando scrupolosamente la situazione, al fine di disporre di un quantitativo sufficiente a soddisfare nel giro di non troppi anni il fabbisogno globale. “Se riusciamo, ad esempio, ad avere 1 o 2 miliardi di dosi all’anno, l’allocazione non è più un problema acuto – ha asserito Gates –. Se, invece, ne facciamo solo 100 milioni, allora diventa un rompicapo impossibile: quale Paese viene prima? Lo diamo al personale sanitario? La gente paga per competere? Noi vediamo un ibrido, in cui alcune fabbriche daranno una percentuale di priorità al Paese in cui si trovano“.
BILL GATES: “PARLERÒ CON TRUMP PERCHÉ NON ABBANDONI L’ONU”
Bill Gates, sempre attraverso le colonne de “La Stampa”, ha poi spiegato che “nessun donatore è interessato a rimpiazzare semplicemente i fondi sottratti, perciò certamente incoraggerò gli USA a restare membri dell’Oms e continuare il sostegno che forniscono”, aggiungendo che “sono in corso molte conversazioni tra il Congresso e l’esecutivo sul ruolo degli USA nell’aiutare altri Paesi ad avere il vaccino”. In conclusione, il papà di Microsoft ha sottolineato come la Biomedical Advanced Research and Development Authority abbia dato più fondi di tutti gli altri Paesi messi insieme, ma prima “bisogna preparare il terreno” e, per farlo, “c’è bisogno di un dialogo: speriamo che si possa arrivare ad una soluzione costruttiva”. Tuttavia, secondo Gates la vera chiave di tutto è “la scala” e “avere fabbriche in tutto il mondo per produrre i vaccini che superano la Fase Tre“. Questa è, pertanto, la ricetta suggerita per uscire dalla crisi sanitaria e scongiurarne una nuova in caso di seconda ondata.