Bill Laurance è uno dei più interessanti musicisti apparsi sulla scena jazz degli ultimi anni. La sua musica, vicina al jazz modale ed al crossover, media le influenze della musica classica mitteleuropea, la musica minimale e l’elettronica. Laurance è riuscito a creare un suo particolare stile, dove il senso della melodia, la felice vena compositiva, unita ad un notevole tocco al piano sono i principali segni distintivi.



Cinque gli album al suo attivo: FLINT, SWIFT, LIVE AT UNION CHAPEL AFTERSUN e CABLES pubblicato lo scorso anno e nel quale si esibisce in solitario suonando piano e tastiere, così come avvenuto in uno dei suoi recenti tour.

Londinese cresciuto in ambiente musicale, giovanissimo entrò in contatto con il pianista Mike Ratledge, leader dei Soft Machine e fra i più importanti musicisti della avanguardia inglese degli anni ’60.



Con LIVE AT RONNIE SCOTT’S, Laurance, ricorre nuovamente al disco dal vivo, cimentandosi con la formula acustica del trio (piano, batteria e basso). L’occasione è data dal concerto andato in scena nel mese di agosto 2018 al celeberrimo club Ronnie Scott’s di Londra in occasione dell’International Piano Trio Festival.

Accanto a lui il batterista lituano Marijus Aleksa e il bassista Jonathan Harvey. Sicuramente diverse le atmosfere da quelle degli Snarky Puppy, gruppo del quale è uno dei pilastri, ma l’occasione è particolarmente ghiotta per apprezzarne il talento. Bill Laurance non tradisce le aspettative confermandosi performer di gran livello, capace di portare avanti la tradizione del miglior piano jazz inglese.



La scelta del repertorio vede la riproposizione di brani presenti nei suoi tre album in studio. Nove i pezzi, e più precisamente Chia che apre alla grande il cd e ti conduce  immediatamente nelle belle atmosfere della sua musica, Swag Times, The Good Things, romantica ed avvolgente e Never-Ending City , uno dei suoi brani più noti, tratti dal primo album FLINT (2014). Red Sand, con un travolgente Laurance al piano, e  The Real One contenuti in SWIFT (2015) . The Pines, swingante ed evocativa, 11:20 di puro godimento musicale con Laurance quanto mai ispirato ed efficace nelle parti solistiche. Golden Hour, dall’andamento malinconico, con la particolare tecnica adottata dal batterista Marijus Aleksa che suona utilizzando una bacchetta ed una spazzola per finire con Madeleine, anch’esso, come gli ultimi due pezzi, tratto da AFTERSUN uscito nel 2016.

Un disco da non mancare. Una musica capace di toccare il profondo, coinvolgendo ed emozionando. Molto buone le registrazioni. Pubblicato su etichetta Flint. Si “raccomanda vivamente”.

Quanto agli Snarky Puppy rinviato a fine anno il loro tour europeo.