Nella giornata di ieri – ma l’annuncio ufficiale è stato dato solamente oggi, 13 luglio 2024 – è morto Bill Viola: tra i più importanti ed influenti artisti della cosiddetta videoarte (un linguaggio artistico che si basa sulla creazione di brevi video fatti da immagini in movimento), attivo fino da quando aveva solamente vent’anni. A dare l’annuncio è stata sua moglie Kira Perov – da anni volto, voce e “archivio” di Bill Viola, come lei stessa si definiva – tramite un breve post su Instagram; mentre su questa terra che amava osservare come un immenso palcoscenico l’artista (o videoartista) lascia anche due figli – Blake e Andrei – e la nuora Aileen Miliman.



“È con grande tristezza – scrive Perov nel suo post – che lo studio condivide la notizia che Bill Viola è morto, uno dei più importanti artisti contemporanei al mondo” che si sarebbe spento “serenamente a casa il 12 luglio” all’età di appena 73 anni: “La causa della morte – spiega ancora la moglie per evitare il vociare tipico di queste occasioni –  è il morbo di Alzheimer“; e anche se non sappiamo da quanto ne soffrisse possiamo immaginare dopo il 2017, anno della sua ultimissima opera, ‘Visitation‘ esposta in Svizzera.



Bill Viola morto, chi era: da New York al successo a Firenze

Insomma, con Bill Viola se ne va una delle più importanti icone di una forma d’arte che viene spesso – purtroppo – ignorata o dimenticata e proprio qui vorremmo giusto ripercorrere brevemente la sua lunga carriera: l’inizio si deve iscrivere più o meno agli a cavallo tra il 1960 e il 1970, quando sviluppò il suo amore per la videoarte grazie al dipartimento sperimentale del College of Visual and Performing Arts newyorchese. La prima mostra al grande pubblico di Bill Viola risale ad appena due anni dopo gli studi (era il 1975) quando presentò ‘Il vapore‘ nella nostra Firenze; mentre la sua opera più famose è di 20 anni esatti dopo: ‘L’incontro‘, esposto – tra una lunga serie di altre sue opere – nel padiglione statunitense della Biennale di Venezia; mente più recentemente troviamo anche il già citato ‘Visitation‘ del 2017, ‘Martyrs‘ del 2014 e ‘Man Searching for Immortality/ Woman Searching for Eternity‘ del 2013, tutte e tre parte di un lungo ciclo dedicato alla religione cattolica.

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