E’ uno stillicidio senza confini quello che colpisce adolescenti, come in questo ultimo caso, in Pakistan, ma anche nella vicina India. Una bambina di appena 5 anni stuprata, uccisa a colpi sulla testa e poi data alle fiamme per cercare di farne sparire i resti. Sono dozzine, ma molti casi non vengono denunciati per paura di conseguenze, i casi analoghi che si ripetono ogni anno in Pakistan. E’ difficile entrare nella mentalità di questo popolo, che sarebbe troppo facile definire un popolo di pedofili. Ignoranza, totale disprezzo delle donne, culti religiosi atavici. Non è un caso che a decine di migliaia vengano abortite le figlie femmine o uccise dopo la nascita, perché la donna non conta nulla, mentre il maschio lo si può mandare a lavorare ancora bambino. Nel caso in questione, rende noto la polizia di Karachi, una bambina di cinque anni è stata rapita, violentata e poi uccisa con percosse alla testa, bruciata e infine gettata in una discarica. La bambina apparteneva alla minoranza Pashtun ed era migrata a Karachi dalla provincia di Khyber, al confine con l’Afghanistan. Anche il disprezzo per le minoranze non difese dalle autorità, è il motivo della violenza bestiale nei loro confronti.
LA CULTURA DELLO STUPRO
Secondo un recente rapporto dell’Ong di difesa dell’infanzia Sahil, almeno 13 ragazzini e 12 ragazzine sono stati violentati e uccisi a Karachi nei primi sei mesi del 2020, alcuni addirittura dopo stupri di gruppo. Ma difficilmente le autorità perseguono i colpevoli in quanto appartenenti alla maggioranza musulmana. Un caso analogo a questo era successo due anni fa lo stupro e omicidio di Zainab, una bambina di sette anni trovata senza vita in una discarica a Kasur, vicino Lahore. Gli attivisti in difesa dei diritti umani parlano delle radici culturali che alimentano la “cultura dello stupro”, come la divisione tra maschi e femmine, la pessima considerazione della donna, gli abusi nelle madrasse, che generano “bambini vittime che da adulti si trasformano in carnefici”. La scrittrice Naseem Kausar dichiara: “Il tema degli abusi ha profonde radici culturali, che presentano il genere femminile come debole e sottomesso. La stessa cultura è responsabile delle restrizioni poste alla socializzazione tra i due sessi nelle faccende quotidiane. Ciò crea frustrazione e porta ad atti brutali come lo stupro e l’omicidio“. Muhammad Zubair, attivista e gestore dei programmi del South Asia Partnership Pakistan (Sap-Pk), aggiunge: “Il Pakistan ha una società conservatrice dominata dall’uomo e basata su valori patriarcali. Ragazzi e uomini hanno davvero poche occasioni di interagire con ragazze e donne. Il sesso al di fuori del matrimonio è un crimine. Ma i rapporti intimi rientrano negli istinti naturali dell’uomo, perciò è la frustrazione che spinge gli uomini a compiere simili atti“.